La meravigliosa pazza Isabelle Huppert
Una madre odia la figlia.Ricambiata di un dio quasi uguale. Senza vere motivazioni, così, sentendosi quasi un mostro, la madre finisce per tentare il suicidio. Con la conseguenza che la figlia si vede costretta a farla ricoverare in una clinica affidandola alle cure di una psichiatra. Senza successo, però, perché Danielle, la madre, si chiude in un mutismo quasi totale da cui esce soltanto quando Sophie, la figlia, va a visitarla provocando allora dei veri e propri scontri verbali. Visto quel mutismo persistente, la psichiatra pensa allora di chiedere a Danielle di mettere nero su bianco i propri pensieri finendo per vederle scrivere pagine su pagine tutte attorno a quell'odio che la divora e di cui tenta invano di farsi una ragione. Fino a un'inattesa conclusione per un verso tragica, per un altro risolutoria. Sia pure a caro prezzo. Lo spunto è un libro scopertamente autobiografico di una scrittrice, Danielle Girard, che non a caso alla protagonista, per far sentire che tutto è autentico, ha dato il suo stesso nome. L'ha riscritto per il cinema, assumendone anche la regia, un regista italiano, Alessandro Capone, che qui da noi ha fatto molta TV, autore però anche di vari film negli Stati Uniti e in Francia. Non ha avuto paura della staticità dell'azione e l'ha condensata soprattutto nelle cornici claustrofobiche e asettiche della clinica, studiando con cura le reazioni del personaggio di quella madre alle prese con sentimenti del tutto innaturali e riuscendo spesso a tenersi in equilibrio fra l'indagine psicologica e il caso clinico. In genere con asciuttezza, senza compiacersi mai di morbosità abnormi, solo un po' frettoloso nel disegno del carattere della figlia e, soprattutto, di quello della psichiatra, mentre invece ci si poteva attendere, sulla base del libro (pubblicato in Italia da Baldini e Castoldi) l'esplorazione attenta di un terzetto femminile dalle molte, insolite ragioni. Ravviva comunque, in tutte le sue sfaccettature, il personaggio della madre l'interpretazione molto fine di Isabelle Huppert, in meditatissimo equilibrio fra il buio e la luce. La figlia è Mélanie Laurent, la psichiatra è Greta Scacchi, poco incisive.