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Gullotta come Camus

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Tiberiade Matteis A Leo Gullotta spetta l'onore di presentare per la prima volta in Italia l'opera di Albert Camus «La caduta», datata 1956 e proposta domani alle 20,45 al Piccolo Eliseo Patroni Griffi in un'unica replica a ingresso libero fino a esaurimento posti. L'evento è curato da Roberto Levante che si è occupato della riduzione teatrale in un atto unico, tratta testualmente dal racconto dell'autore, nonché della regia scenica. Un interprete poliedrico e alieno da connotazioni geografiche come Gullotta, in grado di muoversi con disinvoltura dall'asciutto rigore pirandelliano alle beffarde e goliardiche espressioni della comicità più popolare, restituisce un dirompente flusso di parola in cui non manca l'ironia che ha contraddistinto lo scrittore francese. «Sono persuaso che l'opera abbia un grande valore per un teatro europeo ha dichiarato Roberto Levante - Nativo di Mondovì, nell'Algeria francese, Camus assunse presto il ruolo di scrittore universalista, benché la sua cultura di base appartenesse a un colonialismo che i critici letterari non vollero considerare. Fu profondamente europeo e consapevole del tragico esistente tra la realtà occidentale e il mondo non occidentale. Rappresentò, nella sua narrazione, lo stadio d'assedio dell'Europa, il sentimento politico e morale della sua generazione, l'indagine sul dolore umano. Il suo percorso filosofico lo portò a ripetere tante volte il motivo della sua rivolta contro un'esistenza priva di interrogativi, che porta l'uomo alla demenza della coscienza». Ecco quindi un testo come «La Caduta», in cui si denuncia la dismisura di una civiltà destinata ad allontanare l'uomo dall'unico presupposto etico che lo riguarda: egli nasce con il diritto alla felicità. Chi o che cosa vogliono negarglielo? E perché? Il viaggio alle origini e alla comprensione della visione esistenziale dell'«assurdo» è valido tuttora. «Elaborando la riduzione teatrale del racconto "La Chute", pubblicato da Gallimard nel 1956, ho ritrovato gli elementi utili a farmi comprendere le esigenze dell'autore - ha spiegato ancora il regista - La nascita nella miseria e sotto il sole bianco dell'Algeria lo ha, infatti, condotto alla fratellanza con l'umanità che, a Parigi, ritrovava solo "negli stadi e nei teatri", come amava confessare».

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