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Troppe donne infelici in attesa dell'amore

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Ladifficoltà di sentirsi persone complete anche vivendo senza un uomo accanto, perchè una vita ricca di soddisfazioni, costellata da successi professionali, di relazione non basta. L'assenza di un uomo sentita come una desolante mutilazione, una menomazione. E i mancati amori, vissuti come zone d'ombra, la materia oscura della condizione di singlitudine. È l'inferno quotidiano di tante donne (belle, brutte, giovani o cinquantenni, realizzate, intelligenti, vivaci, per nulla zitelle di vocazione). A loro, a questa molteplicità di femminilità dolente la scrittrice Gianna Schelotto, specialista della terapia della coppia, dedica il suo ultimo libro: «Un uomo purchè sia» (Mondadori). Sono storie di pazienti (donne ma anche uomini che parlano di donne) che soffrono nella quotidianeità quest'inconcludenza amorosa ed inseguono progetti sentimentali destinati a sicuro fallimento perchè si ostinano a intrecciare legami con persone sbagliate e che loro stesse detestano e non amano. Una concatenazione di tragiche fatalità? Non proprio. Chi si chiede continuamente «perchè nessuno mi vuole? perchè tutte hanno un compagno e io no?» gettandosi alla ricerca ansiosa di un uomo (purchè sia) si comporta un pò come quelle bulimiche che fanno fuori tutto quello che c'è in frigorifero: ciò che conta è mangiare, non importa cosa e quanto. Per nascondere «l'onta» di non essere riuscite a trovare uno straccio di uomo. Che è come ammettere: nessuno mi considera, nessuno mi ama. Gianna Schelotto ci sono molte donne della serie «un uomo purchè sia»? «Moltissime ma sono donne che non suscitano solidarietà. Perchè l'ostinarsi ad essere infelici non commuove. Piuttosto irrita». Perchè le donne che si raccontano nel suo libro, sono determinate a portare avanti le loro storie con uomini sbagliati. Pur sapendo che lo sono? «Sono persone con antiche carenze affettive, di origine familiare, incapaci di stare in solitudine. Cresce in loro l'ansia di trovare un uomo ma stanche d'inseguire uomini che non le vogliono, scendono nelle aspettative e volutamente s'innamorano di partner scadenti. Con queste premesse il rapporto è destinato a fallire. All'inizio la donna unuomopurchè scende a compromessi e accetta una realtà che non le sta bene» E poi? «E poi accumula una profonda infelicità che la porta alla svalorizazione di sè. La finzione non dura in eterno. A poco a poco escono fuori le prime battute feroci contro il partener, poi le incomprensioni, quindi esplodono le liti. Il rapporto si logora. Si trascina sei mesi, al massimo un anno e finisce lì» Ci sono uomini oggettivamente scadenti: gli immaturi, gli egoisti, i bamboccioni, quelli che fuggono le responsabilità ecc. «Questo peggiora ulteriormente le cose. All'inizio la "un uomo purchè sia" s'illude di poter cambiare il suo lui, plasmarlo, appianare le cose. L'equivoco di base è l'idea che anche il rapporto amoroso sia un elemento di consumo». Invece qual è l'approccio giusto? «La consapevolezza che un rapporto d'amore può esserci o non esserci. E che se trovo un uomo non deve essere un surrogato, una specie di accessorio e comunque sia devo esercitare il mio potere di scegliere. Non cerco un uomo per riempire dei vuoti». Le femministe storiche dicevano: una donna ha bisogno di un uomo come un pesce della bicicletta". Oggi non è più così? «La singlitudine non è una condanna ma può essere una risorsa e dare una vita equilibrata. Bisogna avere sicurezza in sè stessi e nei propri affetti, in quello che si è comunque costruito anche senza la presenza di un uomo accanto».

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