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Quell'eterna giovinezza del tango di Piazzolla

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LorenzoTozzi Ci si chiede da anni ormai il segreto della popolarità crescente di Astor Piazzolla sia presso il pubblico che presso la critica musicale più avveduta. Forse consiste nella sua modernità, nel suo essere musicalmente attuale senza rinunciare a commuovere o a comunicare. E siccome in musica da tempo tutti i Salmi ormai finiscono in Piazzolla, ecco che anche la chiusura della benemerita stagione del Gonfalone, spesso prodiga di primizie compatibilmente ai tempi di austerity, stasera si svolgerà nel segno del grande maestro argentino, che rinnovò e immortalò in armonie e ritmi contemporanei le atmosfere del tango. L'Orchestra Giuseppe Tartini fondata nel 2002 e diretta da Antonio Cipriani e con la partecipazione d'obbligo del ventinovenne pluripremiato virtuoso di bandoneon Mario Stefano Pietrodarchi, eseguiranno Adios Nonino (1959) scritto dopo la perdita del padre, il Concerto di Aconcagua e il Concerto per bandoneon in tre movimenti, occhieggianti al ritmo di milonga, antenata del tango. Negli ultimi dieci anni il giovane Pietrodarchi, diplomato a S. Cecilia nel 2007, si è distinto sia a livello nazionale che internazionale vincendo ripetutamente concorsi di esecuzione. Vincitrice di concorsi anche l'Orchestra Tartini, più volte chiamata a collaborare con illustri artisti come Mariella Devia, Viktoria Mullova o Angelo Persichilli, ha ricevuto apprezzamenti lusinghieri da artisti di chiara fama come Donato Renzetti, Katia Ricciarelli o Luis Bacalov. Ed ha partecipato tra l'altro al concerto in Vaticano del quinto centenario della prima pietra della Basilica di San Pietro, ma ha anche collaborato con l'Opera di Roma e col Petruzzelli di Bari all'allestimento di Ascesa e caduta della città di Mahagonny di Kurt Weill. Piazzolla, quindi, per suggellare una stagione che non ha negato sorprese, ma che ha mirato a consolidare il pubblico degli abbonati, grazie a una cornice ambientale, come quella dell'oratorio del Gonfalone, quanto mai adatta a musiche antiche e segnatamente barocche. E la scelta di Piazzolla, un classico della modernità, per chiudere in bellezza, non è certo casuale.

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