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"Angeli e demoni" thriller confuso

Tom Hanks in Angeli e Demoni

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{{IMG_SX}}Angeli e demoni, di Ron Howard, con Tom Hanks, Ewan McGregor, Pierfrancesco Favino, Armin Mueller-Stahl, Stati Uniti, 2009. Una bomba minaccia il mondo. Uno studioso viene chiamato per evitare la catastrofe. Il tempo però stringe, se ne avvertono già vari segnali. Naturalmente c'è il cattivo, anzi un cattivissimo, e ce n'è un altro, che si finge buono. Lieto fine. È lo schema cui, un'infinità di volte, si affidano da anni quasi tutti i film americani di fantascienza nelle cifre dei thriller. Lo schema che segue nel film di oggi anche Dan Brown mettendo al centro, nei panni dello studioso, quello stesso Robert Langdon che scioglieva enigmi (o pseudo tali) nell'altro suo romanzo, l'inverosimile «Codice da Vinci». Poiché però si finge esperto in cose di chiesa la minaccia, anziché farla pesare sul mondo, la circoscrive al Vaticano e Langdon, pur non bene accetto in quegli ambienti dati i suoi trascorsi, lo fa chiamare addirittura mentre, morto il Papa, quattro cardinali tra i più papabili, in attesa del Conclave, sono stati rapiti da una setta che mira a distruggere la Chiesa e che, come anticipo alla bomba, comincia a far fuori uno dopo l'altro proprio quei cardinali. Aiuta Langdon nella sua indagine un'altra espertissima studiosa (l'elemento femminile d'obbligo) e in parte lo aiutano e in parte lo contrastano un misterioso Camerlengo, curiosamente giovanissimo e senza porpora, vari prelati, Guardie Svizzere, Gendarmi e alcuni nostri Carabinieri. Coinvolti in un gioco che sembra ricopiato da una caccia al tesoro fatta progredire da citazioni storiche, architettoniche, pittoriche, ad uso probabilmente di un certo turismo americano. Anche questa volta il regista è Ron Howard che, preso tra la fantascienza e, appunto, il thriller, si è mosso di continuo all'insegna dell'agitazione e del frastuono e che, non avendo potuto valersi di ambientazioni autentiche — giustamente negate — ha rifatto in studio a Hollywood San Pietro con le sue folle, la Sistina, Castel Sant'Angelo con un risibile Passetto di Borgo, oltre a dipinti, fontane e sculture varie egualmente risibili nonostante il digitale. Tutto mal congegnato, confuso, psicologicamente contraddittorio, pasticciato. Restano gli attori, Tom Hanks come Langdon ha almeno il merito, questa volta, di aver eliminato l'incongruo taglio di capelli che aveva nell'altro film. Il Camerlengo, faccia d'angelo ma apparentato con i demoni del titolo, è lo scozzese Ewan McGregor, un cardinale anziano è il tedesco Armin Mueller-Stahl, il Colonnello della Guardia Svizzera è lo svedese Stellan Skarsgård, a capo dei Gendarmi c'è il nostro Pierfrancesco Favino. Tutti con ruoli e funzioni inventati di sana pianta. Perché Dan Brown crede di saperne di più dei protocolli vaticani.

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