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Il filo rosso di una segreta complicità

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Come un filo prezioso di continuità e di sicurezza, che gli eventi della vita hanno intrecciato con la complessità sfaccettata di una segreta complicità. E che nella vecchiaia finalmente si libera con un senso sorridente di pudore e insieme di nostalgia, tornando col cuore reso saggio dagli anni all'irrequieta istintività o agli abbandonati languori della giovinezza. Questa in sintesi l'essenza di «Lettere d'amore», che non ha mai mancato di toccare le corde più segrete dello spettatore. A partire dal primo debutto a Broadway, nel 1990, che ha decretato alla commedia di A. R. Gurney un successo così grande da indurre a farne tre anni dopo un'altrettanto felice trasposizione cinematografica.  Un autentico banco di prova, da allora, per numerosi grandi interpreti del palcoscenico, chiamati dall'apparente semplicità di un carteggio a misurarsi con la duttilità della propria arte. Per incarnare sulla scena due persone singolari, che, conosciutesi sui banchi di scuola, hanno coltivato in sé il senso di un'amicizia rara, facendosene ora reciprocamente dono. E che dal 5 al 17 maggio tornano a rivivere sul palcoscenico del Teatro Ghione con la regia di Giancarlo Zanetti e l'interpretazione di Paolo Ferrari e Valeria Valeri. Ancora una volta insieme a rinnovare l'entusiasmo del pubblico con la verve di un invidiabile e rodato affiatamento.

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