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"Faccio l'attore per scommessa"

Ezio Greggio

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{{IMG_SX}}Dopo un lungo viaggio in Usa, il poliedrico Ezio Greggio, accolto da un bagno di folla al Teatro Cilea, è riuscito a mantenere l'impegno preso. L'amatissimo conduttore di «Striscia la notizia», ideatore e presidente del Montecarlo Film Festival de la Comédie, ha parlato dei suoi progetti e di un nuovo film che lo vede protagonista con Enzino Iacchetti, ospite anche lui del Reggio Calabria Film Fest. Greggio, quali progetti ha in cantiere? «Ho girato un film per Cattleya con Enzo Iacchetti dal titolo "Occhio a noi due", action comedy molto divertente per la regia di Carmine Elia. Siamo due persone credibili, ognuno con la propria vita privata. Per una questione sentimentale, le nostre vite avranno un intreccio molto importante. Oltre ad essere due colleghi ci ritroveremo, nostro malgrado, rivali in amore». Ha mai pensato di tornare dietro la macchina da presa? «Come regista mi sono già levato tre belle soddisfazioni con "Il silenzio dei prosciutti", "Killer per caso" e "Svitati" con Mel Brooks. Dirigere film è pesante ed io penso di essere un attore che per divertimento, a volte per scommessa, si cimenta dietro la macchina da presa. Tornerò sicuramente a fare la regia, non so se è più una minaccia che una promessa..». Come mai ha scelto di confrontarsi con un ruolo drammatico nel film «Il papà di Giovanna»? «La storia era troppo bella per poterla rifiutare. La sentivo vicina ai racconti che mi faceva di quell'epoca mio padre, i miei zii e tutte quelle persone che avevano vissuto quelle vicende storiche che hanno segnato il nostro Paese. Essendo io nato nel dopoguerra, esattamente nel 1954, era anche un clima che in qualche modo sentivo io stesso. La ricostruzione a Cinecittà, la fotografia bellissima e tutto il resto è stato curato in ogni minimo dettaglio. Pupi è un maestro straordinario e merita il successo che sta avendo, mi auguro quanto prima di ritornare a lavorare con lui». Il suo personaggio, Sergio Ghia, era un poliziotto fascista, usava l'autorità per ricevere privilegi e allo stesso tempo era umanamente disponibile ad aiutare un amico in difficoltà: lo ha mai giudicato? «No, non ho voluto né voglio esprimere un giudizio perché non c'è una continuità di racconto. Quello che mi era piaciuto di questo ruolo era riuscire a raccontare che anche le persone fasciste, tutto sommato, erano persone normali, avevano una vita normale. Nel momento in cui si ritrovavano ad avere un amico in difficoltà, si davano da fare e lo aiutavano. Poi nel momento in cui sono successi gli eventi storici, ognuno ha fatto le proprie scelte e ha pagato per le proprie responsabilità, che forse a volte nemmeno aveva. Pupi, in questo senso, non ha preso alcuna posizione e non ha fatto nessun tipo di revisione di un momento storico già fatta da illustri scrittori italiani». Crede che oggi sia meno difficile fare cinema negli Stati Uniti? «No, è difficile dappertutto. Anche per le major americane. In percentuale, su 100 film, quelli che fanno i grandi numeri saranno 7 o 8 . Un po' di numeri li faranno altri 10 film, il resto ha incassi mediocri. Il cinema, se lo vogliamo vedere come industria, è un'industria complicata. Artisticamente invece credo che se hai una bella storia da raccontare non importa se la fai in una lingua con un accento. Che sia una storia americana o inglese, se è un progetto in cui si crede, perché non prenderne parte?». Al momento lei ne ha qualcuna? «Sì, ho un progetto inglese con un mio amico regista, una storia davvero molto carina. Spesso al cinema si vedono action movies con esplosioni ed effetti speciali e quando esci ti chiedi: di cosa parlava? Il racconto, la sceneggiatura e il soggetto, sono punti di partenza essenziali per la buona riuscita di un film. Poi vanno aggiunti un grande regista, dei bravi attori e ciò che compete alla produzione». Vent'anni di satira e denuncia con «Striscia la notizia». A lei, Greggio, come cittadino, cos'è che proprio non va giù? «Non sono né preterintenzionale né smodatamente tifoso del nostro Paese. Lo sono come tutti gli italiani. Quello che non tollero lo racconto tutti i giorni quando sono in onda con "Striscia" per diversi mesi all'anno. Sono sempre in linea con le cose che racconto, non dico mai una cosa se non sono convinto della bontà di ciò che sto raccontando. Auspico che il nostro Paese risorga un po' da tutti quei problemi che ritroviamo tutti i giorni sulle prime pagine dei giornali. Quando poi ci si mette il fato e accadono cose come la tragedia che ha colpito l'Abruzzo è veramente dura. Quando succedono queste cose non importa essere di destra o di sinistra, credenti o atei. Bisogna per forza stare vicino a queste persone, non si può far finta di non vedere». C'è qualcosa per cui invece è fiero di essere italiano? «In questo momento sentirsi italiani credo che sia una motivazione forte se si ha quella di essere vicini a questi nostri conterranei, concittadini e amici che in un attimo hanno visto perdere le proprie certezze: casa, lavoro, affetti».

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