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Il fascino immortale dei balletti russi

Balletti russi

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{{IMG_SX}}Giunge alla terza tornata il variegato e ghiotto programma coreografico intelligentemente imbastito da Carla Fracci al Teatro dell'Opera per commemorare il centenario della costituzione dei leggendari Balletti Russi di Diaghilev, che tra il 1909 e il 1929 non solo siglarono un capitolo d'oro nella storia del teatro di danza, ma rivoluzionarono anche l'estetica dello spettacolo teatrale. Da stasera e sino al 3 maggio, all'insegna della grande musica sempre diretta da David Coleman, il via all'ultima tranche di balletti, quattro capolavori consacrati dalla critica e dal plauso del pubblico internazionale. Sarà difatti la volta di Petrouchka (1911) di Fokine, all'epoca danzato da Nijinsky e Karsavina, di Jeux (1913) di Nijinsky su musica espressamente composta da Debussy, sottilmente allusivo ad un ménage a trois sotto le spoglie di una partita a tennis, dello spettacolare Après midi d'un faune (1912) di Nijinsky sulle musiche fascinose di Debussy e dell'esotico Shéhérazade (1910) di Fokine sulle musiche spettacolari di Rimsky Korsakov ispirate alle Mille e una notte ed alla fascinosa odalisca che si salva la vita, incantando il Sultano con i suoi fantasiosi racconti. Tra gli interpreti impegnati Riccardo Di Cosmo nei panni del burattino innamorato Petrouchka, la stessa Fracci e Laura Comi con Alessandro Molin per Jeux, l'elegante Georg Jancu con la Fracci nel Pomeriggio di un fauno, infine Gaia Straccamore, la russa Irma Nioradze e Mario Marozzi per Shéhérazade. Un omaggio dunque doveroso da parte di un Teatro che ospitò per ben due volte negli Anni ruggenti la compagnia di Diaghilev in tournée italiana, decretandole un successo maggiore e più profondo di quello riscosso alla Scala di Milano.

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