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Perry, stufo di statalismo sfida Barack Obama il «nuovo Lincoln»

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Èproprio in uno di questi incontri che il governatore texano, Rick Perry, non soltanto è intervenuto a sostenere le ragioni dei protestatari, ma seguendo un copione che nessuno poteva prevedere ha anche minacciato la secessione del Texas dagli Stati Uniti. Tutto questo, ovviamente, se il governo federale continuerà a restare sordo di fronte alle esigenze dei texani. Durante la manifestazione, la richiesta d'indipendenza è venuta dalla folla e Perry non si è tirato indietro. In parte ciò si spiega con lo scontento che va montando contro Obama e, più in particolare, con l'insoddisfazione dell'amministrazione di Austin (la capitale texana), che nelle scorse settimane aveva chiesto mille soldati della Guardia Nazionale per fronteggiare l'immigrazione selvaggia proveniente dal Messico e per tutta risposta ha ricevuto solo poche decine di agenti. Anche se poi, dinanzi ai giornalisti, Perry ha parzialmente corretto quando dichiarato in pubblico, tutto ciò è parte di una strategia politica precisa. Tanto più che in un recente sondaggio ben il 31% della popolazione dello stato ha sostenuto che il Texas abbia il diritto, se lo vorrà, di secedere. L'anno prossimo nello stato si dovrà rieleggere il governatore e le ultime "uscite" di Perry vengono interpretate come tentativi di accreditarsi quale alternativa, su base locale, alla politica di Obama. Il primo risultato è che ora l'esponente repubblicano è diventato oggetto di attacchi molto duri da parte della stampa progressista (dalla Cnn al New York Times), che però in questo modo danno grande risonanza alle sue iniziative. Molto critici, ovviamente, sono anche i suoi oppositori locali. Per il senatore Rodney Ellis, ad esempio, "sebbene il Texas da tempo sia diventato la culla di ogni attività politica destrorsa, anche per molti di quanti sono all'estrema destra questo è davvero troppo". C. L.

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