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Il Texas liberista torna al suo passato «ribelle»

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Sceltecosì "anti-americane" e dirigiste erano infatti destinate a scatenare reazioni. Perché quando la Casa Bianca decide chi deve guidare le imprese automobilistiche e quanto devono guadagnare quei manager, è normale che l'America profonda si ribelli e denunci una deriva verso il socialismo. Per giunta, ogni interventismo riduce le libertà locali. E i cittadini americani, non solo nel Sud, sono molto affezionati a un ordine federale che da sempre lascia la più ampia autonomia alle diverse realtà. Senza dimenticare che il Texas ha avuto una storia tutta sua: si unì al resto della federazione solo nel 1845 e prima, per un intero decennio, conobbe una propria repubblica indipendente. Nessuna sorpresa, allora, se oggi a Austin ci si richiama al decimo emendamento e - denunciando l'incostituzionalità delle politiche obamiane - si rivendica il diritto di abbandonare Washington al suo destino. È possibile che quella del governatore Perry si riveli una "sparata" volta soprattutto a richiamare l'attenzione dei media, ma un dato è fuori discussione: e cioè che la "questione federale" è destinata a tornare prepotentemente al centro del dibattito statunitense. La netta discontinuità rispetto al passato introdotta dalle politiche dell'attuale amministrazione e, quel che più conta, il loro carattere intimamente illiberale rappresentano una sfida all'americanismo stesso: alla cultura profonda degli Stati Uniti e al nesso tra diritti individuali e libertà locali che da sempre è un tratto caratteristico dell'esperimento politico nordamericano. Bisogna ricordare che anche il reaganismo, da noi percepito solo come una rivincita del mercato, dapprima s'impose come riproposizione di quelli che in America chiamano gli "states' rights": i diritti degli stati federati, che periodicamente tornano a rivendicare la loro sovranità di fronte al potere centrale. Tra il 1861 e il 1865, la decisione degli stati del Sud di uscire dalla federazione scatenò la reazione del repubblicano Abraham Lincoln, e quel conflitto costò la vita a oltre 600 mila persone. Ma oggi un altro repubblicano, in Texas, prospetta un percorso verso la piena indipendenza. Oggi non c'è più alcuna questione schiavistica a complicare le cose e a offrire alibi al potere centrale, né è pensabile che Washington possa usare la forza contro la volontà dei texani, se essi si orienteranno verso la secessione. Negli anni a venire, il calderone americano promette insomma di riservarci molte sorprese. Carlo Lottieri

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