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Grandi virtù e piccoli miracoli di chi lavora per Sua Santità

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Sembranopersonaggi usciti da un presepe se non fosse che le loro storie non si svolgono in un paese abbarbicato sui monti ma in un reticolo di strade e vicoli della Roma dè noantri, a Borgo Pio, due passi da piazza San Pietro, un fazzoletto di antica memoria scampato alla furia demolitrice che nell'era fascista cancellò a colpi di piccone il quartiere popolare e medievale della Spina di Borgo. «Il ciabattino del Papa e altre storie» di Paolo Mosca (Ed. San Paolo) narra di Papi recenti e di uomini e donne comuni che vivono e lavorano all'ombra del Cupolone, alle spalle del Passetto, dietro l'angolo del colonnato del Bernini laddove c'era la Porta Angelica. Ognuno di loro ha avuto rapporti speciali (che in alcuni casi non si sono mai interrotti) con la Santa Istituzione, incontri ravvicinati con i vari Papa (prima e dopo la salita al soglio pontificio) e si è reso protagonista di strani prodigi, di «piccoli miracoli» che non possono non mancare, in un contesto così vicino al centro della Cristianità. Paolo Mosca ha scandagliato la zona come un rabdomante e ha scoperto che in ogni negozio o bottega d'artigiano c'è sempre qualcuno che può raccontare una storia edificante, fatta di bontà, di preghiere, di sacre frequentazioni ed eventi soprannaturali. Sono bozzetti, storie lievi: all'autore bastano poche e sapienti pennellate per introdurre il personaggio, poi lo lascia parlare. Quasi sempre confermata la tesi di partenza: la presenza del miracolo bonsai. Settantasette interviste, un piccolo grande mondo, per molti versi, completamente inedito. C'è il fornaio di Borgo che da generazioni sforna tutte le mattine il pane bianco per il Papa, il fioraio che sceglie i fiori per le feste del Vaticano e cura i famosi giardini dove il Papa al tramonto va a passeggiare e si ferma a pregare davanti alla grotta di Lourdes. C'è il proprietario del ristorante dove Joseph Ratzinger amava cenare (anche a Natale) prima di diventare Papa. È originario dell'Abruzzo e c'informa che i carciofi alla romana, gli spaghetti alla carbonara e le crostate di marmellate fatte in casa erano il menu preferito dal futuro Benedetto XVI. C'è anche la famiglia della Cantina austriaca dove Ratzinger aveva prenotato fisso il tavolo numero 4. C'è l'orologiaio che ha aggiustato gli orologi di Wojtyla, ben otto. Com'erano questi orologi? «I primi con il cinturino di pelle, poi di metallo elasticizzato più pratici da mettere perchè il Papa s'ammalava». Una volta lo incontrò. «Santità questo è il suo orologiaio» E Lui: «Ah, ecco perchè arrivo sempre in ritardo». C'è perfino il Sediario Pontificio. Ha portato Paolo VI e, per soli 33 giorni, anche Giovanni Paolo I. Giovanni Paolo II ha dismesso la sedia gestatoria ma lui ha portato sulle spalle il suo corpo morto dalla Sala Clementina alla Basilica. E i miracoli? Molti raccontano di inspiegabili guarigioni da malattie che minavano il fisico e la mente (nessuno parla di miracoli, in realtà, piuttosto di preghiera, dell'intercessione della divina provvidenza). «Il vero miracolo è l'atmosfera di bontà, la predisposizione alla positività che si respira tra questa gente» dice Paola Mosca, moglie di Paolo attualmente convalescente da una grave malattia, che ha seguito il marito nelle sue scorribande a Borgo Pio. «Ci sono voluti quasi due anni per trovare tutti i protagonisti del libro». Ne viene fuori un ritratto di Borgo Pio che non ti aspetti. «Crediamo, io e mio marito, che nonostante la trasformazione che la Capitale ha subito negli ultimi tempi Borgo sia rimasto un posto autentico e a misura d'uomo, dove si trovano ancora le botteghe degli artigiani che non devono sborsare cifre astronomiche per gli affitti, dove si può passeggiare tranquillamente senza la presenza ingombrante delle macchine». La vicinanza con il Vaticano aumenta quest'aura di santità che aleggia nel libro. «Mio marito ha incontrato persone che hanno una fede normale. Nello stesso tempo, però, sembrano speciali: sono uomini e donne di buona volontà e da loro emana una predisposizione a fare del bene e ad amare la gente. Forse perchè hanno avuto il privilegio di conoscere e frequentare personalmente un Papa».

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