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Chi caccia dai teatri i truffatori rischia la pelle

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Questaè la lezione che si trae da quanto avvenuto a Palermo la sera di giovedì 9 aprile. Alcuni sindacalisti, dopo essere stati protagonisti di scioperi che hanno messo a repentaglio il funzionamento del Teatro Massimo e dopo che loro iscritti hanno lanciato terribili minacce, ora che il direttore del Teatro Massimo è stato picchiato, affermano che si è trattato non dell'attuazione delle minacce in questione ma di un tentativo di aggressione a scopo di rapina da parte di delinquenti comuni. La sola smentita possibile si vedrà in teatro: se gli spettacoli andranno avanti come da programma. Eloquente sarà, poi, il comportamento dei dirigenti del sindacato: se seguendo gli ammonimenti di Giuseppe Di Vittorio allontanerà chi ha proferito minacce (di cui pare si abbia nome e cognome). Sta, in prima battuta, ai leader sindacali sanzionare chi con i propri comportamenti squalifica l'organizzazione. Sta anche ai leader sindacali assicurarli alla giustizia e fare sì che un ente finanziato dai contribuenti funzioni regolarmente. L'unica alternativa possibile è quella seguita, di fronte a comportamenti del genere, da Rudolf Bing, mitico Sovrintendente del Metropolitan di New York sino alla fine degli anni 60: chiudere il Teatro e mandare tutti a casa per riaprirlo un anno dopo con chi ha davvero voglia di lavorare e produrre spettacoli di qualità. Ciò non vuol dire privare la città di spettacoli. Un buon impresario può prenderli a nolo dal resto del mondo: il Festival di Aix en Provence (200 rappresentazioni l'anno tenendo conto delle tournée) ha solo 35 dipendenti stabili. Nessun artista straniero verrà più in un'Italia i cui Sovrintendenti debbono andare sotto scorta ed i cui teatri debbono essere vigilati da ronde di abbonati ed appassionati.

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