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La rivoluzione di un'arte senza mediatori

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I discografici sembrano intenti a inseguire i successi cotti e mangiati di Amici e X Factor. Come se dopo che la rivoluzione nei supporti (I-pod e file scaricabili) li ha colti impreparati trasformandosi in un suppostone che li ha messi in ginocchio sul mercato, ora accorrano ad abbracciare il proprio boia. Analogamente sta già accadendo che autori da molte copie di libri si chiedano a cosa servono in fondo l'editore e le librerie di cui è padrone e schiavo oltre che a trattenere l'80% e passa del prezzo di copertina. Il 70% dei libri in commercio è già stato reso da Google scaricabile e leggibile in e-book. In questo rimescolamento la cosa che comunque continua a emergere è il problema dell'arte: che cosa rende autore un autore? Se dopo che è finita la critica, finisce pure la garanzia-tutela-parassita di un editore o discografico, sarà il potere dei soldi spesi in promozione a creare il supposto autore? Sarà la moda a infilare supposte d'arte al corpo sociale? Ci saranno insegnanti e critici pronti e decisi ad affrontarle? L'Orlando Curioso

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