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Diego Abatantuono: "La vita al bar fa bene ai giovani smidollati"

Diego Abatantuono

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{{IMG_SX}} Pupi Avati torna a raccontare il suo passato, stavolta quello de «Gli Amici del Bar Margherita» (da venerdì distribuito in 300 sale da 01), luogo iniziatico per i maschi bolognesi del dopoguerra. Per rievocare se stesso a 18 anni, quando sognava di entrare nel suo «pantheon di eroi», Avati ha scelto il giovane attore Pierpaolo Zizzi, che interpreta Taddeo, il quale vive con la mamma (Katia Ricciarelli) e il nonno (Gianni Cavina) innamorato perso della sua insegnante di pianoforte (Luisa Ranieri). Tra gli amici del bar (Neri Marcorè, Fabio De Luigi, Luigi Lo Cascio, Claudio Botosso e Gianni Ippoliti), spicca Al (Diego Abatantuono) misterioso e carismatico viveur, campione di biliardo. Abatantuono, anche lei è un appassionato della vita da bar? «Mi è subito piaciuto questo personaggio perché la sua vita è speculare alla mia: a partire dalla seconda metà degli anni '60, ho passato più tempo al bar che a scuola. L'epoca del film è precedente alla mia, ma i valori sono gli stessi: i bar erano delle seconde case dove nascevano rapporti paralleli, con un'etica destinata a scomparire perché, allora, tutti giocavamo alla pari. C'era solo un po' di diffidenza per i meridionali che erano gli extracomunitari di allora. Ma alla fine, era un terreno neutro in cui socializzavano ricchi e squattrinati, anziani e giovani. Io frequentavo il Bar el Giambellino di Milano dove, al contrario del bar e del periodo di Avati, erano ammesse anche le donne. Poi dal Giambellino sono passato al Derby, facevo cabaret, ma per me era come se stessi sempre al bar». Avati ha significato molto nella sua carriera cinematografica... «Lo considero un padre, mi ha permeso di fare ruoli comici e drammatici e per me era importante dopo il film del tifoso milanista "Eccezzziunale veramente..". Con Salvatores ho invece un rapporto fraterno: con lui ho condiviso un po' tutto, la gioia dell'Oscar per "Mediterraneo", ma anche le società, le famiglie e le mogli...». L'era del bar è però tramontata per i giovani di adesso, non crede? «È un peccato. Ora i ragazzi sono tutti omologati e seduti sui loro jeans a vita troppo bassa. Spero di vedere in giro meno culi e più voglia di impegnarsi nella società. Quello che racconta Baglioni nel suo album è vero: noi facevamo le assemblee, le manifestazioni e poi si tornava al bar a parlare, a comunciare».  È un momento d'oro per lei come attore: sono usciti due suoi film in due settimane, ma ha mai pensato alla regia? «Prima o poi capiterà, anche se finora non ne ho sentito il bisogno, lavoro molto, mi diverto, viaggio e ho poco tempo. Mi piacerebbe realizzare una storia d'amore leggera tra un adulto e una giovane. Non però sul genere di Moccia che, suo malgrado, fa ridere». Ha fatto pace con Luca Giurato? «Non ci ho mai litigato, ha distrutto da critico e ipotetico giornalista, qual è, il fim di Oldoini "I Mostri oggi" e questo, a parte me, non mi è parso carino per Oldoini, venuto da Milano per sentirsi dire solo scemenze». In tempo di crisi, come oggi, a quali cose non rinuncerebbe mai? «Alla cena con gli amici a casa mia, anche se la spesa diventa sempre più cara, e alla play station: di quest'ultimo hobby però mi vergogno un po'».

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