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Una mostra per i 2 mila anni di Vespasiano l'imperatore che volle il portento-anfiteatro

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Fuquello che disse «Mi sa che sto per diventare un dio», secondo il «cronista» Svetonio. Rustico, reatino, tarchiato, senza un dente come testimonia un ritratto in marmo che viene da Copenaghen. Grande amministratore e soldato. Ecco chi era Vespasiano, il Caesar nato duemila anni fa, il 9 dopo Cristo, morto 70 anni dopo, nell'anno dell'eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei. Una mostra da domani celebra lui e la Gens Flavia che egli fondò. In tre sedi: il Colosseo, la Curia Senatus e il Criptoportico Neroniano. «Divus Vespasianus», curata dall'archeologo Filippo Coarelli, parla dell'ex contadino che portò nella città eterna prostrata dalla corruzione dei Claudi un modello di morigeratezza, quei valori italici di parsimonia e attenzione all'amministrazione che avrebbero cambiato il volto dell'impero. Mise a punto il processo di costituzionalizzazione dell'impero, rinnovò il governo fiscale ed economico, diede sviluppo urbanistico di Roma. La mostra attraversa i Fori. Nei tre ordini del Colosseo, contenuto e contenitore della rassegna, opere rinvenute di recente, i resti degli archi fatti edificare in gran numero in età flavia, le grandi teste di Tito, la ritrattistica. Un sistema di pannelli sperimenterà sul Palatino un nuovo modo di divulgare le conoscenze archeologiche. La rassegna si concluderà nel 2010. Ad aprile avrà un'ulteriore sezione in Campidoglio, nei Musei Capitolini e a Palazzo Nuovo. Li. Lom.

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