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Si rinnova il mistero di Amleto

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Un'aspettativache si rinnova oggi con questo allestimento di Amleto, che, dopo un primo studio presentato nel 2006 alle Olimpiadi di Gibellina, approda nella sua forma definitiva al Teatro Eliseo da oggi al 5 aprile in una coproduzione del Teatro Stabile di Palermo e dello Stabile di Catania. Dove il testo viene ripreso con limpida fedeltà ma anche con ricchezza di invenzioni da Pietro Carriglio, autore anche delle scene e dei costumi, sulla scia di un antico amore, coltivato fin dall'inizio della sua attività, per l'autore inglese. Non soltanto per la sua grandezza letteraria e drammaturgica ma anche per la sua capacità di esprimere attraverso le sue opere la complessità di un'epoca, per molti versi affine alla nostra, caratterizzata da grandi rivolgimenti. Dove il crollo di valori e certezze consolidate si fa foriero di una coscienza nuova. Sì che Amleto giustamente può incarnare l'espressione di una modernità in crisi presa fra la morsa del destino e la responsabilità delle proprie scelte. Mentre l'opera stessa è per il regista siciliano metafora esemplare di un teatro che è visione del mondo. Ispirandogli l'ampiezza di una lettura che si avvale della traduzione di Alessandro Serpieri e delle musiche originali di Matteo D'Amico per addentrarsi nelle pieghe più riposte del testo. E che schiera un cast di consolidata bravura. Dove a Luca Lazzareschi nei panni del dolce principe, si affiancano Galatea Ranzi e Nello Mascia, rispettivamente nel ruolo della regina Gertrude e di Polonio.

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