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Giorgio Albertazzi, il ritorno del mattatore

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Tiberiade Matteis Il più estroso e brillante dei nostri mattatori torna nella capitale con uno dei suoi più amati cavalli di battaglia. Da martedì al 5 aprile il Teatro Ghione ha infatti l'onore di accogliere Giorgio Albertazzi con lo spettacolo «Lezioni americane», nato a Parigi al Théâtre du Rond-Point, dove riscosse un enorme successo, che riprende la prima delle prolusioni elaborate da Italo Calvino nel suo libro omonimo. Il tema privilegiato è quindi la leggerezza che riesce a condurre lo spettatore in un vortice di poesia e di teatro in cui si incrociano Dante, Cavalcanti, Shakespeare, Lucrezio, Ovidio, Leopardi, Borges, Kafka, Cyrano e naturalmente Calvino. «Perché mi piace il Calvino delle "Lezioni"? Primo, perché sto lì davanti al pubblico e "parlo". Mi lega a lui l'amore estatico per il cavallo, il gusto per la "leggerezza", che considero anch'io un valore e non un difetto e che non è superficialità, esistendo spesso nella pensosità, la sua tentazione di formulare una poetica dello scrivere breve, dopo aver letto Borges, il suo pensare ai classici come a libri che non hanno mai finito di dire quello che avevano da dire, il suo fondo di anarchismo, al di là delle scelte partitiche, il fatto che la donna sia necessaria, nel senso che devi vederla sempre e sentirla», ama ripetere da tempo il Maestro fiorentino. «Ho sognato per anni di raggiungere una delle sue città invisibili e, visto che l'età finalmente lo consente, di approdare a Isidora, ove un forestiero incerto tra due donne, ha il conforto di incontrarne sempre una terza. Avevo pensato di scrivere "Il visconte dimezzato"; poi scoprii che l'aveva già scritto lui. Anch'io per un anno sono stato iscritto alla Facoltà di Agraria dell'Università di Firenze, che poi lasciai per Architettura. Vorrei recitare (che orribile parola!) il Calvino delle lezioni che non sono mai state concepite, per il teatro, pensando a una conferenza sulla leggerezza, che via, via si trasformi in qualcos'altro. Ho fatto mio il simbolo augurale di Calvino per questo millennio: "l'agile salto di un poeta-filosofo che si solleva sulla pesantezza del mondo, dimostrando che la sua gravità contiene il segreto della leggerezza, mentre quella che molti credono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante appartiene al regno dei morti, come un cimitero di automobili arrugginite». Come in un programma televisivo di molti anni fa, «Appuntamento con la novella», le mani di Albertazzi aprono i libri e, mentre l'attore segue il percorso letterario con la sua mirabile affabulazione, una telecamera proietta immagini in diretta o registrate in un labirinto di rimandi, in un dialogo tra letteratura, teatro, video e musica.

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