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Intellettuali tra tagli e velleità

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Applausi e fischi. Muti dice ok, Carlo Giuffrè si dispera, Fo s'incazza, Zeffirelli gongola. La discussione, come spesso accade tra gli intellettuali nostrani, è pipposa e poco succosa. Ragionare per categorie generali è da pistoloni. Ad esempio che cosa misura il successo di un'opera? Il risultato di pubblico ora o il fatto che il tal mottetto venga eseguito da 300 anni? Non si può dire che in Italia manchi l'offerta culturale in termini di eventi ma anche di centri di trasmissione. Ma è fallita la trasmissione della passione e degli strumenti. Che si sgonfino un po' i gonfiati cachet di certi attori, di certi complessi che magari con fondi pubblici vengono invitati ad allietare piazze e operazioni politico-culturali. Così come non si possono giustificare in nome della cultura iniziative organizzate da artisti falliti, da signore annoiate. Ma se invece di tagliare sulla cultura si fossero cambiati certi meccanismi sarebbe stato meglio.  

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