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«Io, giornalista noto ma dopo tanta gavetta»

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Forse sono un cronista, che conduce "Porta a Porta"». Come ha cominciato? «Ho iniziato giovanissimo, collaboratore per la stampa locale abruzzese, con una serie di articoli sugli aquilani illustri. A sedici anni al quotidiano "Il Tempo", ho iniziato con articoli sportivi. Sono stato il primo inviato di un giornale non sportivo a seguire il rugby. La squadra di Aquila, la mia città, era molto forte». E poi? «E poi mi sono interessato di politica sempre con "Il Tempo"». Ha una ricetta per raccontare i fatti della politica? «Osservare con curiosità e con tanta scrupolosità i fatti della politica. A diciotto anni ho cominciato a collaborare con la Rai per la radio. Mi occupavo della transitabilità delle strade dell'Abruzzo e del Molise». Insomma tanta gavetta? «Assolutamente sì. Ho conosciuto davvero il significato della parola gavetta. La consiglio a chi vuol cominciare questo lavoro. Ho vinto nel '68 un concorso in Rai per radiocronisti. E da lì ho cominciato il mio percorso alla Rai». Le piace il suo mestiere? «I miei occhi hanno seguito situazioni, fatti e personaggi di tutto il modo. Ho sempre cercato di raccontare con molta cura le cose che vedevo. Innegabile la mia passione per il mio mestiere». Fa anche il giornalista, a casa? «A volte sì. E sono accusato di questo. Non perdo occasione per annotare gusti e impressioni della quotidianità anche a tavola, in famiglia». Ama molto parlare anche di vino? «Ho un particolare gusto per il vino e penso che l'argomento possa anche essere tema interessante per un salotto tv». Il successo dei suoi libri come lo spiega? «Raccontare, raccontare, raccontare. I miei libri sono soltanto questo. Sintesi delle mie esperienze di giornalista con semplicità nell'esposizione». Anche l'ultimo? «Sì, "Viaggi in un'Italia diversa" è un viaggio nella rivoluzione, scaturita dallo sconvolgimento elettorale della primavera del 2008. Si parla anche dello sbarco dei clandestini a Lampedusa e del mio incontro con gli stranieri in attesa di espulsione». Insomma l'Italia? «Sì, un viaggio tra la gente raccontata da un cronista. Un viaggio attraverso il quale si riesce a ricreare, nel racconto, l'atmosfera dei personaggi che ho intervistato. Il racconto di un uomo che è andato in giro per capire e raccontare». Da grande cosa farà? «Spero di continuare a fare quello che faccio, senza trascurare i doveri di padre e di marito».

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