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Federico e Marcello «litigavano» per le donne

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Lo racconta il critico Tullio Kezich nel suo diario

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A ricordarlo è Tullio Kezich nel libro «Noi che abbiamo fatto la dolce vita» (Sellerio editore). Kezich, tra i mille aneddoti di quel periodo quali sono i più curiosi? «Fellini aveva appena compiuto 38 anni e noi cinecatecumeni eravamo d'umore malinconico perché il neorealismo aveva perso il suo slancio. Ma Federico ci coinvolse sulla sua nave come un capitano beffardamente coraggioso. Con lui, non solo noi del culturame, ma elettricisti, figuranti o macchinisti, ci abbandonammo da marzo a settembre del '59 al douceur de vivre. Il film era entrato in crisi in autunno, a poche settimane dal primo ciak, per un improvviso ripensamento di De Laurentiis, che non voleva un attore italiano come Mastroianni, ma preferiva un americano come Paul Newman. Fellini però voleva a tutti i costi Marcello». Cosa lo aveva colpito di Mastroianni? «La sua faccia, ne era quasi ossessionato. All'epoca Marcello faceva parte del clan di Visconti, in un certo senso rivale di quello felliniano e quindi Mastroianni era diviso tra il sentirsi lusingato ma anche impaurito di inimicarsi Luchino». Che rapporto c'era tra Mastroianni e Fellini? «Di scherzosa rivalità. Per chi faceva più colpo sulle ammiratrici, per le automobili o per qualsiasi altra cosa. L'amicizia vitellonesca tra regista e attore era la chiave della loro collaborazione: si scambiavano cenni cabalistici e dialoghi a bassa voce, nei quali probabilmente parlavano di tutto tranne che del film. Federico non si arrabbiava quasi mai. Però gli unici con cui diventava davvero cattivo erano Marcello e Giulietta. Per lui era impensabile che Mastroianni sbagliasse: sarebbe stato come se la sua mano destra commettesse un errore». Giulietta Masina era gelosa del marito? «In quei giorni era in Germania per girare un film. Giulietta sapeva benissimo che Federico non l'avrebbe mai lasciata, nonostante le sue stravaganze». Si mormorava di una relazione tra Fellini e la Ekberg... «Ne parlavano in molti. Federico mi diceva: a chiunque ti chieda se è vero tu rispondi sempre di sì. Anita era una forza della natura: la scena della fontana di Trevi venne ripetuta più volte in quell'acqua gelida, ma lei non protestò mai».

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