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E la volpe di Cremona cannibalizzò il Festival

Mina

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Decisamente una partenza alla grande per il Sanremo targato Bonolis, anche se pochi ricordano che nello show di Renato Zero su Raiuno di qualche anno fa la cantante accettò, con il suo classico "ci sono ma non ci sono", di partecipare al programma. Ora è arrivata la notizia che non ci sarà video ma solo audio, presumibilmente un brano tratto dall'imminente album, dedicato al melodramma italiano, scelto dal conduttore e approvato dalla cantante. Di fatto uno spot, anche pesante. Si dirà che pur di avere Mina, in qualche forma, tutto è consentito. Sarà. Uno spot è sempre uno spot, soprattutto in quella collocazione e con la caduta verticale della raccolta pubblicitaria. Per carità, nessuno si aspettava di vedere Mina scendere la scala e sgambettare con il conduttore, però qualche idea sul rapporto Mina-Sanremo sarebbe stata gradita. Un rapporto non facile, anzi combattuto, sanguigno, ma in qualche modo duraturo. Mina partecipò al Festival di Sanremo per la prima volta nel 1960, di fatto ad inizio carriera. Presentò due canzoni: "È vero" e "Non sei felice". La prima, un brano scritto da Nisa (il paroliere di Renato Carosone) e da Umberto Bindi, in coppia con Teddy Reno; la seconda in coppia con Betty Curtis. La prima andò in finale, l'altra no. Nel 1961 si ripresento con "Io amo tu ami", in coppia con Nelly Fieramonti e "Le mille bolle blu", con Jenny Luna. Rispettivamente quarta e quinta classificata. Il primo divenne anche un musicarello, mentre "Le mille bolle blu" si confermò uno dei classici della Mina prima maniera. Come si vede un rapporto non troppo fallimentare. Nonostante tutto, dal 1961 Mina decise che a Sanremo non avrebbe più messo piede. Promessa mantenuta. A partire dal 1964 iniziò a ritagliarsi un suo autorevole spazio di interprete sull'altrui repertorio festivaliero. Pur senza prendere parte alla gara, ogni anno, puntualmente, dopo aver fatto sfogare le canzoni in lizza, faceva la sua scelta, interpretando e lanciando quelle che riteneva più valide. Inutile dire che in questo modo ha contribuito a far diventare classici brani che a Sanremo erano passati inosservati, o quasi. La prima volta con "E se domani", un classico di Giorgio Calabrese e Carlo Alberto Rossi, presentato al festival da Gene Pitney e Fausto Cigliano, e da lei reso celebre. Nel 1965 incise a suo modo "Se piangi se ridi", canzone vincitrice con Bobby Solo; nel 1966 accadde lo stesso con "Una casa in cima al mondo"(Claudio Villa-Pino Donaggio) e "Se tu non fossi qui" (Pat Boone-Peppino Gagliardi); nel 1967 "Canta ragazzina" (Bobby Solo-Connie Francis) e "L'immensità" (Don Backy-Johnny Dorelli); nel 1968 la vincente "Canzone per te" (Sergio Endrigo-Roberto Carlos); nel 1969 "Un'ora fa" (Fausto Leali-Tony Del Monaco) e "Ma che freddo fa" (Nada-Rokes). Come si vede un canzoniere sanremese lungo e sapido, a testimonianza comunque di una acuta attenzione nei confronti di quel repertorio apparentemente denigrato. Che gioia sarebbe stato proporre un collage di "Mina interpreta Sanremo", alcuni minuti di grande musica e repertorio indimenticabile! Ma si sa, Mina ha rifiutato il palcoscenico ma non il marketing, anzi ne conosce i segreti e le astuzie meglio di chiunque altro. Per la Rai e per Sanremo un'occasione perduta per valorizzare la propria library, il repertorio che si ha in casa e che la concorrenza invidia e soprattutto la possibilità di magnificarlo in una cornice dove la canzone dovrebbe essere protagonista e non comprimaria.

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