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Lando Buzzanca: "Io, ultimo macho"

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Commenta così Lando Buzzanca il diploma ad honorem alla carriera, che gli verrà dato oggi nel Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. E ci sarà anche il ministro Sandro Bondi. Icona del macho latino, protagonista di commedie che hanno fatto ridere intere generazioni, accanto a bellezze esplosive: Buzzanca, ha nostalgia di quel periodo? «Film come "Homo Eroticus", "Il Gatto Mammone" o "Il merlo maschio" mi hanno reso ricco e famoso negli anni '70. All'epoca, le femministe mi criticavano ferocemente, stracciavano i manifesti dei miei film, esagerando, senza capire che sotto quei personaggi c'era una presa in giro della società. Ma erano anche gli ultimi canti del latin lover, del macho. Anche i giornali satirici mi presero di punta, realizzando fumetti erotici dal titolo "Lando" o "Il montatore". Ora quel maschio è un reperto archeologico».   Qual è l'uomo oggi? «È regredito, pensa solo a fare l'amore e non vuole nessuna responsabilità, mentre la donna si è acculturata ed emancipata. Purtroppo, la regressione dell'uomo porta ad estremi terribili, come le violenze sessuali di gruppo, perché in branco i maschi si sentono forti. Oppure, la virilità degenera nel vizio omosessuale. Altra cosa è invece l'amore tra gay, che merita tutto il rispetto».   In una fiction di Raiuno lei intepreta il padre di un gay.. «Sì, e mi è piaciuto moltissimo quel ruolo, perché è una storia d'amore. Ora siamo in attesa della messa in onda della seconda serie di "Mio figlio. Nuove storie per il Commissario Vivaldi". Ho due figli maschi: Mario è felicemente sposato ed ha una coltura di perle australiane a Bangkok. E Massimiliano che, dopo aver fatto l'avvocato, ora si è messo a recitare ed è fidanzato con una ragazza in gamba. Sono un padre passionale. Una volta, quando Massimiliano frequentava estremisti politici e temevo per la sua incolumità, lo sbattei contro il muro e gli dissi: "Se ti deve ammazzare il primo stro.. preferisco farlo io con le mie mani". Così capì che gli volevo davvero bene». Come vive oggi il suo rapporto con la politica? «Mi è sempre piaciuto Gianfranco Fini, un politico lungimirante. E tuttora lo stimo, anche se credo che la frequentazione con il Palazzo gli abbia tolto il vigore di prima. Veltroni ha perso il suo carisma. E Berlusconi è l'uomo del destino. Non è un politico, ma è colui che sa dialogare con il popolo e si esprime in modo diretto. Oggi l'Italia ha bisogno di un uomo come lui. Ammiro anche la Gelmini, sta cercando di riportare la gente a studiare davvero».   Le piace il cinema italiano di oggi? «No, è troppo minimalista. Alla fine degli anni '70 smisi di fare le commedie sul macho voglioso e mi dedicai alla radio e al teatro. Poi ho ripreso a fare altri film, l'ultimo "I Vicerè", per il quale ho ricevuto delle critiche bellissime. Peccato che la pellicola non sia stato ben distribuita».   Tornerà a fare teatro? «Il mio sogno è realizzare un Pirandello che non viene messo in scena da quindici anni. Ma ora sono preso dalle fiction: tra qualche giorno, partirò per Belgrado per il film tv di Stefano Reali, "Lo scandalo della Banca Romana", ai tempi di Giolitti, dove interpreto il governatore Tanlongo. E mi piace che tutti mi chiamino Sua Eccellenza. Poi, alla fine dell'estate, inizierò un'altra fiction, "Il signore della truffa" di Campiotti».

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