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HOME, di Ursula Meier, con Isabelle Huppert e Olivier ...

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Fanno giardinaggio, vi prendono il sole, il bambino l'attraversa felice sulla sua bicicletta. Nel grande silenzio, diurno e notturno, della campagna attorno. Ecco però un giorno l'autostrada aperta al traffico, non solo capovolgendo le liete abitudini della famiglia, ma distruggendone la quiete con il rombo assordante e continuo dei motori. Un calvario, senza più sonno, con il lento ma sicuro frantumarsi dei rapporti fra quei cinque, con una ragazza che scappa, con gli altri due piccoli che, temendo l'inquinamento, vanno in giro con il viso coperto da maschere, con il papà che, esasperato, non trova di meglio, a un certo punto, che murare tutte le finestre e tutte le porte della casa, per non sentire quell'orribile rumore. Ma adesso sono senza più aria e rischiano di soffocare... Una cronaca, forse anche un apologo, con la proposta, implicitamente polemica, di personaggi che, messi di fronte a un male effettivo, credono di porvi riparo nel modo più sbagliato. Ce li ha raccontati una esordiente franco-svizzera, Ursula Meier, già piuttosto nota, e con favore, nel settore dei cortometraggi. Ha puntato su una sorta di crescendo: prima quella famiglia serena, i suoi giochi, il suo rapporto placido con quella autostrada che hanno finito per considerare la continuazione del loro giardinetto, poi il cambiamento progressivo della situazione. Agli inizi senza difficoltà di adattamento, anzi, quasi come un gioco in più, in seguito con l'assedio spietato di quel rumore che non ha mai sosta e che mette a repentaglio il sonno e i rapporti fra i cinque, suscitando in mezzo anche timori seri per la salute. Con quella decisione ultima che sembra quasi aver l'aria di un suicidio collettivo. Dramma, anche con sfumature di grottesco, commedia, beffa ironica e quasi caricaturale, con l'affaccendarsi di personaggi, tutti, anche i più piccoli, con il loro segno psicologico ben precisato, mentre i climi, via via sempre più neri attorno, si incaricano di dargli vitalità ed evidenza, anche quando vi si affaccia il paradosso. La mamma, al centro, è Isabelle Huppert, in giusto equilibrio fra la norma e l'orrore. Con la sua consueta e quasi severa misura. Le dà la replica il belga Olivier Gourmet, presenza salda nel cinema dei Dardenne.

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