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Avventura e sentimento nell'«Australia» di Luhrmann

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Ma ad accompagnarla nella remota proprietà di Faraway Downs troverà il rude mandriano Drover (Jackman) e il marito morto. Rimasta vedova, Sarah icontra Nullah, bambino aborigeno che la convince a restare. La donna manda via il responsabile del ranch, Fletcher (David Wenham), in combutta col barone del bestiame King Carney che vuole impadronirsi della proprietà, ingaggia il mandriano, con il quale vivrà il grande amore, portando i suoi 1500 capi a Darwin per venderli all'esercito e salvare così Faraway Downs. Ma l'epopea del film continua fino ai drammi della Seconda Guerra Mondiale, tra scene avventurose e commoventi, che rischiano però di far sgorgare troppe lacrime e in modo troppo prevedibile. A sette anni di distanza da «Moulin Rouge», Baz Luhrmann conduce lo spettatore nella sua terra, tra canguri, rocce rosso sangue e infiniti orizzonti. Il regista dell'eccesso, delle musiche travolgenti e dei grandi sentimenti, punta stavolta sulla bellezza mozzafiato dei paesaggi australiani, rifacendosi capolavori epici come «Via col vento» e «La mia Africa». Luhrmann coniuga nella pellicola avventura, vendetta, amore e guerra, con splendidi costumi e scene musicali, grazie anche alla canzone «Somewhere over the rainbow» del Mago di Oz. L'immagine appare sempre curatissima in ogni dettaglio, tra commistione di atmosfere orientali e stili occidentali. Particolarmente significativo il messaggio sociale, e non solo quello dell'iniziazione dal mondo dell'infanzia a quello degli adulti. Nel film è infatti chiarissima la critica agli eventi legati alle cosiddette «generazioni rubate», quelle dei bambini nati da madri aborigene e padri bianchi che dovevano essere allontanati dalle loro famiglie «per togliere il nero che è in loro».

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