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Milo Manara "Oltre alle donne sogno la biennale del fumetto"

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Milo Manara, cosa sono le donne per lei? «Prima di tutto quello che sono per ogni normale eterosessuale... in più rappresentano la metafora dell'universo, con un fortissimo richiamo erotico. I miei disegni sono la ricerca di un sogno». Un sogno realizzato? «Mai, è una ricerca continua, ma questo è bello, mi mantiene giovane». È ispirato da qualche figura femminile in particolare? «Da tutto l'immaginario delle modelle e delle loro bellezze, che poi si ibridano tra di loro, si fondono. Le figure che mi hanno ispirato sono tante e sono cambiate nel tempo: all'inizio c'era Grazia Maria Spina, poi Senta Berger. C'è il vantaggio che le posso disegnare sempre giovani, il tempo non passa. Comunque la donna che mi ha ispirato di più è Kim Novak». Ma sua moglie non è gelosa... «Ma no, lei è la mia modella, riflette tutti i miei criteri estetici». Che vuol dire essere un artista, nel nostro Paese? «È un discorso complesso... io, all'inizio della carriera, ho dirottato il mio interesse verso i fumetti perché la pittura aveva perso il suo ruolo sociale. Era ed è ormai staccata dalla società, aveva perso quel ruolo che ora hanno ereditato il cinema e la tv. Io veramente mi sono dedicato ai fumetti senza velleità artistiche, ho frequentato il liceo artistico. Ho cercato di dare un'immagine del nostro Paese, un'idea dell'Italia». Ma si è anche ispirato alle stampe giapponesi... «Quelle sono imprescindibili in qualunque discorso sul fumetto, italiano ed anche europeo. In Italia il disegno è sempre stato considerato secondario, rispetto alla pittura, per i fumetti si fa riferimento ai maestri giapponesi, che volevano esprimere tutto con un solo tratto, e ci sono riusciti, poi al Liberty e anche alla pittura vascolare greca». In lei però è rimasto più Giappone che in Hugo Pratt, che molti considerano il suo maestro. «Sì, certo, Pratt è il mio maestro, soprattutto di vita, più che artistico. Aveva un segno essenziale, scarnificato, ha seguito un percorso diverso dal mio». E con Pratt arriviamo a Venezia e alla Biennale del Fumetto. «Spero proprio che si possa fare, collegata alla grande Biennale veneziana o come evento separato, sarebbe una cosa importantissima. Ogni grande autore farebbe carte false per venire... e servirebbe per far perdere la patina della serie b a uno straordinario mezzo espressivo, il fumetto». Gli impegni per il futuro? «Ora disegnerò gli X-Men, i supereroi americani della Marvel. Ero molto perplesso, ma alla casa americana sono rimasti entusiasti di alcune mie prove e ho deciso di fare quest'esperienza. Poi devo preparare il quarto ed ultimo album sulla saga dei Borgia, una grande collaborazione con il regista Alejandro Jodorowsky».

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