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In occasione del settantesimo anniversario della sciagurata ...

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Prima di porre una questione di grande momento, è necessario ripartire dalla premessa ideologica della legislazione razzistica ed antiebraica che ricalcò pressoché alla lettera quella del Terzo Reich. Mi riferisco al Manifesto sulla purezza della razza, 14 luglio 1938, vergato e sottoscritto non solo dai gerarchi fascisti, ma da personalità di rilievo od emergenti nel campo della cultura e della scienza. Sotto affermazioni del tipo: "è tempo che gli italiani si proclamino razzisti"; "additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana"; "gli ebrei non appartengono alla razza italiana"; "gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia, perché essa è costituita da elementi razziali non europei". Autori del delirio sono dieci luminari: Sabato Visco, Lino Businco, Lidio Cipriani, Arturo Donaggio, Leone Franzia, Guido Landra, Luigi Pende, Marcello Riccia, Franco Savorgnano, Edoardo Zavattari. Non basta, fra i sostenitori entusiasti dell'antisemitismo e del razzismo, si ritrovano, fra gli altri, Pietro Badoglio, Piero Bargellini, Mario Missiroli, Gabriele De Rosa, Luigi Chiarini, Enzo Santarelli, Furio Scarpelli, padre Agostino Gemelli, Aldo Capasso, Cesare Frugoni, Luigi Gedda, Nicola Pende, Attilio Vallecchi, Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Domenico Paolella, Giorgio Bocca, Amintore Fanfani, Giorgio Almirante. Il futuro antifascista, nonché "Catone" sinistrorso, Giorgio Bocca, nel 1942, sentendosi ancora "ariano", quattro anni dopo aver approvato il manifesto sulla razza, spiega così le motivazioni ideali della guerra dell'Asse: "Sarà chiara a tutti… la necessità ineluttabile di questa guerra, intesa come una ribellione dell'Europa ariana al tentativo ebraico di porla in stato di schiavitù". D'altra parte, come non dichiarare correi, quantomeno per silenzio-assenso, del razzismo e certamente corresponsabili del regime fascista i "cuccioli" che Giuseppe Bottai allevò e raccolse nella sua rivista "Primato", condirettore Giorgio Vecchietti? Certo, essendo lesti a cambiar pelle, scampano alla catastrofe, inserendosi perfettamente nel Pci, nel Psi, nei partiti dell'arco costituzionale, dove ripresero le loro irresistibili carriere. Parlo di Enzo Biagi, Renato Guttuso, Nicola Abbagnano, Alfonso Gatto, Walter Binni, Francesco Flora, Giorgio Spini, Vasco Pratolini, Cesare Pavese, Mario Luzi. Così, accade nel mondo del teatro e del cinematografo del regime, i cui attori, sceneggiatori e registi, complici anche del razzismo, traslocano in blocco nell'antifascismo; assai spesso, in quello illiberale mirante all'edificazione del totalitarismo comunista. Il famoso neorealismo scaturì proprio dalla fascista Cinecittà, epicentro del sisma dei voltagabbana. Così, nell'editoria e nel giornalismo - anche Indro Montanelli sottoscrisse il manifesto sulla razza -, nelle università e nelle libere professioni. Evito di approfondire le "cadute" mussoliniane di Norberto Bobbio o di certi repubblichini di Salò, capaci di passare disinvoltamente dall'adorazione dei crimini di Hitler a quelli di Stalin e che tuttora si distinguono soprattutto per l'odio ossessivo verso la persona di Berlusconi. Il fatto che l'abbiano non solo fatta franca, ma che abbiano potuto divenir protagonisti della "Nuova Italia", dovrebbe indurre (per carità senza tentazione alcuna di vendette ritardate) un ragionamento coraggioso ed onesto sulle responsabilità a tutto campo e non solo su quelle di Mussolini o di Vittorio Emanuele III. Bisogna riflettere, insomma, anche su altre aree politico-culturali e sulle singole personalità, con nome, cognome e curriculum vitae, le quali, saltando sul carro del vincitore, ebbero la possibilità di celare il proprio apporto alla stagione più imperdonabile del Ventennio. Costoro non solo non furono mai chiamati a risponderne, anzi, si radicarono, per lo più, in postazioni di vertice, di potere o di grande prestigio, nelle stanze dei più variegati bottoni dell'Italia cosiddetta repubblicana, antifascista, nata dalla Resistenza… Il loro "errore" contribuì a edificare l'orrore, costando discriminazioni, persecuzioni, e, infine, le atroci pratiche di "soluzione finale" sull'inerme popolo di Mosè. Anche sugli "erranti" italiani, dunque, pesa e peserà la complicità storicamente accertata con la Shoah, il genocidio programmato ed attuato di milioni di donne e uomini colpevoli soltanto d'aver preservato nei secoli la loro identità.

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