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I visi giusti per raccontare una storia originale

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Due storie parallele, una al presente, l'altra in un passato solo di pochi mesi prima, alla fine in grado di congiungersi. Protagonista della prima è un sedicenne timido, Assaf, che, impiegato alla Protezione animali di Gerusalemme, riceve l'incarico di trovare il proprietario di un cane finito tra le grinfie dell'accalappiacani. Protagonista della seconda è una sua coetanea, Tamar, che, poco tempo prima, incontriamo a sua volta, sempre con quel cane, intenta a rintracciare un fratello, vittima della droga, caduto fra le grinfie di loschi speculatori che, con la promessa di continue dosi, lo fanno suonare e cantare in strada, ricavandone guadagni. Smarrisce il cane che però, da ultimo, quando sarà riuscita a salvare il fratello, porterà fino a lei proprio Assaf, dedito, fino a quel momento, ad inseguirla senza sapere chi fosse. Un inseguimento così, da una parte, una ricerca disperata e drammatica dall'altra. Uno arricchisce nel ragazzo il personaggio della ragazza, per lui via via sempre meno ignoto e sempre più spinto a raggiungerlo. L'altra mette in contatto la ragazza con il triste inferno dei drogati e dei tetri figuri che ne sfruttano il vizio. Con equilibrio attento fra le due situazioni anche se, attorno ad Assaf, i climi sono spesso solo ingenui mentre quelli attorno a Tamar sono foschi e spesso carichi di angoscia. I caratteri hanno risalto felice, le situazioni in cui vengono coinvolti hanno una costante logica, psicologica e drammatica. Mentre attorno, in una Gerusalemme insolita e mai turistica, risuonano quasi con grazia le belle canzoni cantate dai due protagonisti, entrambi esordienti, ma con facce giuste.

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