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Calà: « Per la coppia felice ci vuole libertà e fiducia»

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Ed ecco che ad offrire, in una commedia garbata, allegra e attuale, questo affresco di litigi familiari ci ha pensato stavolta Jerry Calà nel film «Torno a vivere da solo», da lui diretto, scritto (con Gino Capone), interpretato e dal 5 dicembre in 200 sale distribuito da Eagle Pictures. La storia è quella di Giacomo (Calà), agente immobiliare sposato con Francesca (Tosca D'Aquino), napoletana trapiantata a Milano, e padre di Paolo (Rudy Smaila, figlio di Umberto) e Chiara (Mercedes Henger, figlia di Eva), due figli che nemmeno lo salutano quando rientra dal lavoro. Decide allora di mollare tutto per tornare a vivere da solo, nel vecchio loft abitato anni prima (lo stesso del primo film «Vado a vivere da solo»), con tanto di tavoletta del water collegata al juke-box. Non sarà facile, ma con l'aiuto del collega omosessuale (Iacchetti) e il giro di conoscenze di persone nella sua stessa situazione (tra cui spicca Don Johnson, nella storia marito separato di Eva Henger), finirà per sopravvivere trovando anche il modo di risolvere i problemi dei suoi cari: su tutti il papà, interpretato da Paolo Villaggio, anche lui nel pieno di una crisi matrimoniale della terza età. «Più che voler fare un sequel di "Vado a vivere da solo" è stato il bel ricordo del successo di quel film a convincermi - ha spiegato Calà -. Così, 26 anni dopo il cult di Marco Risi che mi diede grande notorietà cinematografica, ho voluto contestualizzare nella realtà odierna quello che trent'anni fa succedeva con i ragazzi che volevano andare via da casa a tutti i costi, quando ancora non esisteva il caso dei bamboccioni. Il divorzio è ormai un fenomeno sociale e, con un tocco di leggerezza e umorismo, abbiamo cercato di rappresentare quello che avviene in molte famiglie di oggi. Sono rimasto meravigliato di aver riscontrato per la prima volta un giudizio unanime e positivo da parte dei critici. Credo sia il mio film della maturità, dove pur continuando a far ridere cerco di ancorarmi alla realtà che ci circonda e penso che oggi siano molte di più le famiglie allargate: non a caso il film si apre e si chiude con Mara Venier, mia ex moglie con la quale abbiamo trasformato un grande amore in una bella amicizia. Solo in questo modo, tutti i momenti belli passati al fianco di una persona non vanno persi. Il divorzio oggi è molto frequente ed è ormai una certezza che, eccezioni a parte, la coppia non è tendenzialmente monogama. Il mio protagonista non è certo felice di separarsi, ma il messaggio del film è che se il divorzio avviene è meglio prenderlo con un atteggiamento positivo, senza drammi o rancori. Ho anche raccontato come siano in genere le donne a volersi separare, noi uomini siamo più pazienti e capaci di sopportare le angherie delle mogli. Nel film l'amica americana (Randi Ingerman) spingerà infatti la mia partner (D'Aquino) a rimettersi in gioco e ad uscire con ragazzi più giovani di loro. Sono tutte cose che accadono di continuo nella realtà. Ma esiste anche una ricetta per vivere un matrimonio felice: condividere con il partner rispetto delle abitudini altrui, fiducia e libertà. Con mia moglie non ho i segreti di Pulcinella e sono sempre me stesso sia con lei sia quando sto con gli amici. Per Eva Henger ho costruito un personaggio cucito apposta su di lei: interpreta una ragazza dell'Est che balla nei night, ma in realtà sogna di avere una famiglia felice». Eva Henger, sul set ancora una volta insieme alla figlia Mercedes dopo «Bastardi», è ora compagna di Massimiliano Caroletti, produttore della pellicola, dal quale aspetta una bambina e ha raccontato che il suo «ex marito viene spesso a trovarci, ogni anno si veste ancora da Babbo Natale durante le feste».

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