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Dopo i saluti di Gian Luigi Rondi, del presidente dell'Ente Teatrale Italiano, Giuseppe Ferrazza e del direttore del Teatro Stabile del Veneto, Luca De Fusco, il ministro per i Beni Culturali, Sandro Bondi, ed il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si sono pronunciati sulla crisi finanziaria che colpisce anche i fondi per lo spettacolo. «Ciò che comprende tanto chi viene da lontano spero lo comprenda anche chi è italiano di nascita e che chiunque di noi ne tragga fino in fondo le conseguenze per difendere questa nostra ricchezza anche nei momenti difficili come quello attuale - ha detto Napolitano -. Si sovrappongono questioni antiche e nuove. È antica quella della crisi della finanza pubblica per il peso del debito accumulato e di tanto in tanto alleggerito e scalfito, ma divenuto ormai insostenibile. Una questione che nessuno, in nessun campo, può ignorare. Nuova è la crisi economica mondiale che ha ricadute sia sull'economia europea sia sui nostri conti pubblici con conseguenze che appaiono e sempre più appariranno gravi ed evidenti. Nascono da qui le difficoltà di dare risposte soddisfacenti ai bisogni del teatro, del cinema, dello spettacolo e delle attività culturali in generale». A queste difficoltà, ha concluso Napolitano, bisogna rispondere con scelte che non sacrifichino «esigenze prioritarie» e settori che contribuiscono a tenere viva «la tradizione culturale e l'identità nazionale». In attesa «di una legge di sistema che sarà definita dal Parlamento, per risolvere i problemi del settore ci vogliono più regole, più riforme e più risorse - ha commentato il ministro Bondi -. La grave crisi finanziaria internazionale impone a tutti i settori del nostro Paese grandi sacrifici. Sono all'attenzione di tutti i seri problemi delle Fondazioni lirico-sinfoniche, che pure hanno dato e danno un imprescindibile contributo alla nostra identità nazionale. Stiamo inoltre attendendo l'approvazione da parte dell'Unione Europea delle leve di incentivo fiscale per il cinema ed è mia intenzione estendere questa normativa agli altri settori dello spettacolo e a quello dei beni culturali. La cultura non è una spesa, ma un investimento». Matteo Garrone è invece appena tornato dagli States, «dove è stato proiettato "Gomorra" a New York e Los Angeles. Uscirà in poche sale a dicembre, affinché possa correre agli Academy Awards non solo come miglior film straniero, ma in tutte le categorie. In sala, c'erano anche Martin Scorsese e Oliver Stone: chissà che avrà pensato, come sceneggiatore di "Scarface", dei rimandi espliciti a quel film che Marco e Ciro fanno in "Gomorra"». Se sui finanziamenti dati dalla Camorra alla ricostruzione del World Trade Center gli americani «non mi hanno rivolto particolari domande», viceversa, «sono sorpresi di vedere me libero come un fringuello, mentre Saviano passa la sua vita sotto scorta tanto che non è potuto venire in Usa per ragioni di sicurezza».

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