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THE ORPHANAGE, di Juan Antonio Bayona, con Belén Rueda, ...

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La stessa intelligenza nel film di oggi e, pur diretto da un esordiente, Juan Antonio Bayona, la stessa sapienza. Siamo in una grande villa di campagna. Prima era un orfanotrofio, e vi era stata accolta da bambina la protagonista, che poi ne era uscita perché adottata da una coppia. Adesso, sposata, avendo adottato a sua volta un bambino, Simón, che ha scoperto sieropositivo, ha acquistato l'orfanotrofio della sua infanzia con l'intento di accogliervi bambini disabili o affetti da malformazioni. Appena arrivata però nella villa, con il figlioletto e il marito, sente verificarsi attorno delle situazioni strane, non ultimi certi colloqui di Simón con altri bambini che s'immagina vengano a giocare con lui. Dei giochi, nella realtà, molto pericolosi perché, a un certo momento, il bambino scompare. Disperazione della madre subito dedita ad una affannosa ricerca che la porterà a resuscitare il suo passato in quei luoghi, con incubi sempre più angoscianti e più neri. La chiave (e il merito) di questa storia sono nel modo, attento e fine, con cui Bayona ha saputo rappresentarla. All'insegna di una ambiguità, tra reale e surreale, che per un verso tutti gli elementi misteriosi che ci propone tende a farceli intuire come il frutto della pazzia della protagonista e, per un altro, lascia loro i segni e i possibili significativi di presenze sovrannaturali, come fantasmi ed ombre di morti. Fabbricando certo, con abilità, la paura (nella donna e, di conseguenza, nello spettatore), ma facendone anche scaturire in parallelo una cifra emotiva che porta in primo piano il cuore di una madre lacerato dalle ansie di un lutto reale che si rifiuta di accettare. Esprime a perfezione le due voci del film Belén Rueda, già tanto apprezzata di recente in «Mare dentro».

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