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«Un'edizione spericolata»

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Venduti 7 film italiani. Ma l'astio politico ci ha frenati

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Il direttore generale del Festival, l'architetto Francesca Via, ha precisato che «sulle votazioni c'è assoluta trasparenza con la garanzia di un notaio. La rush line (fila gratuita per accreditati) è stata un'ottima soluzione di quest'anno per impedire le sale vuote. Siamo costretti a dare i biglietti anche agli accreditati per una legge territoriale della Siae. Altra formula riuscita è stata poi quella di dimezzare il prezzo dei biglietti acquistati all'ultimo momento». A offrire il suo parere sulla selezione dei film è invece Piera Detassis, guru del cinema in Italia, direttore del mensile Ciak e della sezione Premiere/Anteprima. Detassis, alcuni critici hanno contestato l'inserimento del film «Parlami di me» in concorso, che ne pensa? «I gusti sono incontestabili ma ho letto anche buone recensioni sul film di Brando De Sica che riprende lo show del padre Christian ricordando il grande Vittorio. Anche i De Sica ci tenevano al fatto che il film andasse in concorso e credo che un giovane regista debba avere la possibilità di farsi strada. Non a caso è stato tra i titoli più venduti al mercato (insieme con "Un gioco da ragazze", "L'uomo che ama", "Galantuomini" e "La siciliana ribelle" ndr)». Non sono troppo lunghi 12 giorni di Festival? «Sì, erano meglio 10, perché c'è tanta roba da vedere e si rischia la dispersione. Per la prossima edizione, che è ancora da confermare, dovremo di sicuro razionalizzare e stringere di più sulla Selezione Ufficiale». Cosa pensa della polemica sui forfait? «È pretestuosa. La Knightley non è mai stata data per certa. La Stone era invitata all'Amfar e non al Festival. Gli unici forfait sono stati di Rampling e Huppert». Quali film le sono piaciuti di più? «"Appaloosa", "La duchessa", "Quell'estate" e "La banda Baader Meinhof"». Come definirebbe l'edizione 2008 del Festival? «Spericolata, con un efficiente staff dirigenziale femminile molto affiatato. Ma anche tormentato dall'elemento politico che impedisce al Festival di essere giudicato solo per la sua parte artistica». Din. Dis.

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