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«Si può ridere dei vizi ma guai a perdonarsi»

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Italiani "brava gente" insomma? A tracciare un profilo veritiero, niente affatto moralista o autodenigratorio, ci ha pensato con "Gli italiani la sanno lunga... o no?" (Sperling&Kupfer, pag.265), il giornalista direttore di RadioUno e dei Giornali Radio Rai, Antonio Caprarica, che, dopo venti anni di professione all'estero, mette nel mirino vizi e difetti dei suoi connazionali, della sua patria bella e confusa, sempre sull'orlo del fallimento eppure sempre promettente. Racconta senza compiacimenti e senza censure facendoci riflettere mantenendo il sorriso sulle labbra grazie ad un tono lieve e ricco del noto sense of humor. Non per niente, Caprarica sta già lavorando a due nuovi progetti: un libro sulle gaffe di personaggi importanti, una specie di storia parallela; e un altro che riguarderà i nuovi Paesi che si affacciano sull'orizzonte mondiale e sui vizi dei nuovi ricchi. Direttore da quanto tempo non si sente più turista a Roma? Ormai da un po' e comunque da quando ho la residenza romana, conquistata con fatica, una delle "storie tristi" del nostro Paese. Perché? Non immagina le file, i documenti, la visita del vigile che certifica che abiti proprio in quella casa… Sa quanto ci vuole a Londra per avere la residenza? So bene e non solo per quella, ma crede che questo sia uno dei tanti aspetti che danno un'immagine, diciamo, poco civile del Belpaese? Ma guardi, è stata una pratica faticosa. Per contro, però, appena avuta la residenza, dopo qualche giorno mi è arrivata a casa la lettera con l'adesivo da applicare sulla patente, un dettaglio direi londinese. Ecco, mi chiedo, non si può unificare questa efficienza e dare un po' a tutto quello stato leggero tipico del mondo anglosassone? Come si osserva l'Italia quando si torna dopo anni di professione all'estero? È più facile misurare vizi e virtù. Sentiamo i vizi... Siamo abituati, a differenza dei francesi o degli inglesi, a parlare male di noi stessi, è un segno di autoindulgenza e, cioè, siamo brutti sporchi e cattivi, ce lo abbiamo scritto nel nostro dna e quindi non possiamo farci nulla, ci assolviamo. Elenchi pure i difetti. Mancanza di senso civico, scarsa consapevolezza della storia comune, familiarismo, nepotismo... Però abbiamo anche qualche virtù? Una straordinaria duttilità, il gusto del bello, la capacità di sacrificio. Cosa ha apprezzato di più lavorando e vivendo all'estero? Certo che Gerusalemme non è Londra, Parigi non è Mosca, ma parlando degli ultimi dieci anni trascorsi a Londra la cosa più straordinaria è il senso della comunità difficile da trovare in altri posti, l'orgoglio di appartenenza e il senso della storia comune che porta al maggior rispetto gli uni con gli altri, cosa che da noi si è guastata. Ora quando è all'estero, cosa le manca di più dell'Italia? C'è una cosa positiva, che oggi l'Italia è in tutto il mondo. Ma un pizzico di nostalgia? Non mi prenderà in giro? Jamais…. Nostalgia per la mia radio, che dirigo e alla quale sono profondamente legato. Ovunque vado cerco disperatamente un apparecchio radiofonico per sentire RadioUno. No comment, direttore!

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