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Gassman: «Ballo da solo per amore del cinema»

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Sul set, allestito dal primo settembre, Alessandro Gassman e Michela Cescon, Massimo Poggio e Maria de Medeiros, sono rispettivamente Diego e Shary, Matteo e Francesca, quattro vite ordinarie borghesi che si muovono con naturalezza nel quotidiano, precario equilibrio delle loro esistenze. Fino all'arrivo di un elemento esterno, il figlio della prima coppia, che sovverte l'ordine delle cose. Nel cast ci sono anche Christo Jivkov (Leonard, fratello di Shary), Thyago Alves (Diego) e Piera Degli Esposti (Giuliana). Il regista che si è ispirato al «Tristano e Isotta» di Wagner, ha voluto fare un film sull'ineluttabilità degli eventi del destino, raccontando la vita di personaggi che non sono certo eroi e sui quali l'impatto del fato è tanto dirompente da metterli alle corde costringendoli a guardarsi dentro. Filiberti ha inoltre svelato di non aver avuto dubbi sul «ruolo di Diego che doveva essere interpretato da Alessandro Gassman, fin dalla prima idea della sceneggiatura». Gassman, cosa l'ha spinta ad accettare questo ruolo? «Mi ha stupito che sia io sia il regista, pur non avendone mai parlato abbiamo pensato per questo personaggio ad una persona reale che bene conosciamo. Diego è il classico ragazzo italiano di buona famiglia, poco cresciuto: voleva diventare attore ma poi si ritrova a fare l'avvocato nello studio del padre. E dopo aver avuto da Shary (Cescon) un figlio da giovanissimo, Diego non è riuscito a costruirsi una famiglia vera: ama sua moglie ma la tradisce, adora suo figlio ma è un padre assente, distratto e infantile, come tanti del generone romano». È l'arrivo del figlio che studia a New York a scatenare dinamiche impensabili? «Il bersaglio in realtà è l'amico Matteo (Poggio), psicanalista affermato e padre affettuoso, sposato con Francesca (De Medeiros), donna di buona famiglia, custode di un perfetto menage familiare. Da New York però arriva mio figlio David (Alves) a mettere in discussione le certezze di Matteo. Il ragazzo è un personaggio puro e un pò solo, cresciuto quasi senza la presenza di un padre, ha lasciato l'Italia per vivere con la madre negli Stati Uniti. Matteo ne rimane affascinato. Mentre Diego, il mio personaggio, è fragile e insicuro, padre inadeguato e incapace. Alla fine, di fronte al dramma incipiente, sarà Diego a chiudersi in un silenzio colpevole. Si tratta di un film sulle solitudini che s'incontrano, dove avrò anche una scena alla John Travolta, dove ballo da solo e a modo mio». Lei è padre anche nella vita: che rapporto ha con suo figlio? «Con Leo siamo molto uniti e cerco di essere sempre presente e attento. Dopo aver partecipato ad una puntata de "Cesaroni", sono diventato per lui un mito vero. E si arrabbia pure perché non vede la mia faccia tra le figurine dell'album sui Cesaroni». Quali sono i suoi prossimi progetti? «Dal 18 ottobre riprenderò lo spettacolo "Parola ai giurati" che dirigo e interpreto: saremo prima a Milano e poi a Roma, Napoli e Firenze. Ci tengo molto anche come direttore del Teatro Stabile Abruzzo, perché prorio grazie a questo spettacolo il Tsa ha ricevuto il Biglietto d'oro 2008. A novembre andrà in onda su Canale 5 la fiction "Four Single Father" diretta da Gabriele Muccino e girata in Usa, dove io sono uno dei quattro, il classico italiano sciupafemmine. Infine, sarò nel "Pinocchio" realizzato dalla Rai dove ho il ruolo di Collodi».

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