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Il pranzo di Ferragosto

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Marco Bechis ha conquistato ieri anche un'ammiratrice speciale, Natalie Portman, la giovane diva che alla Mostra ha presentato il suo esordio alla regia, «Eve», nella Sezione Corto Cortissimo. «L'ho trovato un film fantastico. Vorrei lavorare qui, non so l'italiano, ma sono abituata ad imparare», ha detto la star che ha girato anche un secondo corto, incluso nel film corale «New York, I love you», in programma al prossimo festival di Toronto. In «Eve» ha invece diretto Lauren Bacall e Ben Gazzarra nella storia surreale su una serata passata da una ventenne (Olivia Thirlby) con la sua nonna ottantenne (Bacall) e il suo aspirante fidanzato coetaneo, il vedovo Joe (Gazzara). Un divertente affresco sul mondo delle persone anziane emerge anche da «Pranzo di Ferragosto», applaudito film nella Settimana della Critica dell'esordiente Gianni Di Gregorio, già sceneggiatore di Matteo Garrone, qui in veste di produttore che ha realizzato la pellicola con 500 mila euro. Sono eccitate a farsi chiamare le mitiche star del Lido le quattro irresistibili vecchiette che amano ballare e giocare a carte. «Questo titolo di attrici non ce lo toglie più nessuno, vero?», ha chiesto la 85enne di Ostia Marina Cacciotti, accanto alle sue colleghe: Valeria De Franciscis (93), Grazia Cesarini Sforza (90), per la quale «la vita per noi vecchiette è dura. Lo so bene, sono stata per tre anni in un pensionato di monache, ma ora anche noi con le iniezioni campiamo tanto»; e Maria Calì (87), siciliana bravissima a fare la pasta e a ballare. Insieme a loro il regista protagonista di questo piccolo film, che sarà nelle sala oggi in 40 copie distribuite da Fandango, per poi debuttare al Festival di Toronto. «È una situazione che ho parzialmente vissuto - ha svelato Di Gregorio - volevo raccontare la vita di quei sessantenni come me che, avendo ancora una mamma, si sentono ancora dei ragazzini. Ho già un'idea per il prossimo film: mi piacerebbe raccontare, sempre in chiave comica, la condizione di noi sessantenni tra amore ed eros, un elemento con il quale bisogna sempre fare i conti». Oltre a «Below Sea Level» (Orizzonti) di Gianfranco Rosi, un film sulla povertà girato in un angolo di deserto a 250 chilometri da Los Angeles, sono stati tre i film passati ieri in concorso a Venezia 65. A cominciare da «Teza» del maestro del cinema etiope Haile Gerima, sul travaglio politico e sociale del suo Paese. Un intellettuale africano torna dalla Germania e ritrova un Paese oppresso dal regime marxista di Haile Mariam Mengistu, il dittatore da poco condannato a morte per genocidio. Appassionante e struggente è invece «Soldato di carta» di Aleksei German jr., pellicola in gara della Federazione Russa, tragica parabola della grande illusione statalista sovietica. Il film è un conto alla rovescia, fino alla partenza dello Sputnik nel 1961, sulla vita del medico Daniil (Merab Ninidze), dilaniato dal conflitto di dover preparare i cosmonauti della base spaziale sovietica in Kazakistan e, nel contempo, di sacrificarli in nome della nazione. Il terzo film presentato ieri in concorso è «Nuit de Chien» diretto da Werner Schroeter e basato sul romanzo del 1943 dello scrittore uruguaiano Juan Carlos Onetti: il racconto di una sola notte di violenza e morte ambientato in una ipotetica città, Santa Maria, accompagnato dalle musiche di Wagner, passando per il fado fino alla splendida voce di Maria Callas. In attesa del vincitore, tra tre giorni, del Leone d'Oro si parla già di favoriti: tra i film spicca il cartoon di Hayao Miyazaki «Il mio nome è Ponyo», seguito da un altro grande giapponese, Takeshi Kitano con «Achilles and the Tortoise». Tra gli attori si fanno i nomi di Silvio Orlando (per «il papà di Giovanna») e Charl. Ma belle sorprese potrebbero arrivare oggi da «Rachel Getting Married» di Jonathan Demme; domani da «Hurt Locker» di Kathryn Bigelow e venerdì dall'ultimo italiano in gara, «Il seme della discordia» di Pappi Corsicato.

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