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Antonio Angeli [email protected] Bella, di quella ...

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Tutti la ricordano come una grande caratterista, la più grande, della commedia all'italiana, ma il termine «caratterista» le va decisamente stretto, perché era molto di più e, nel mondo dello spettacolo, aveva fatto, benissimo, tutto: rivista, teatro, cinema e qualche puntatina nella tv. Esordì, con successo, appena diciassettenne, nel teatro di varietà «pescata» da Mariuccia Macario, moglie di Erminio Macario che selezionava con fiuto eccezionale le «donnine» con le quali si circondava il comico torinese. Prima uscita in pubblico: ottobre 1941 al Valle di Roma, nella rivista «Primavera di donne», ballerina di fila per Wanda Osiris. La giovanissima Marisa non accettò quel ruolo senza pensarci. Suo padre aveva abbandonato la famiglia, aveva quattro fratelli, lei già doveva sopravvivere arrangiandosi come commessa di profumeria. Per fare la ballerina le offrivano 130 lire al giorno, il suo stipendio di un mese. Troppo per non farsi tentare. Era l'inizio degli anni Quaranta, allora decollò una carriera da sogno. Fu tra le prime fotomodelle e finì, poi, al cinema: debuttò sul grande schermo, dopo piccole particine, in «Roma città libera» di Marcello Pagliero. Poi fu scelta da Totò, a partire da «Totò cerca casa», del '49 e con il principe della risata girò in tutto sette film. Proprio in quel periodo conobbe Anna Magnani: ne nacque un'amicizia saldissima, che durò 25 anni. Le sue capacità di attrice le sfoderò in tante pellicole, ma la fama, vera, le arrivò al fianco di Vittorio De Sica con «Pane, amore e fantasia» di Luigi Comencini (1953), con Gina Lollobrigida e poi ancora, un anno dopo, con «Pane, amore e gelosia». Marisa Merlini conquistò il pubblico con la sua vena cordialmente romanesca, la sua bellezza prorompente ma non sfacciata, era pungente e ironica al momento giusto, ammirata per la schietta spontaneità. Nel '57 vinse il Nastro d'Argento come migliore attrice non protagonista per «Tempo di villeggiatura», diretto da Antonio Raccioppi, con Vittorio De Sica, Nino Manfredi, Maurizio Arena e Giovanna Ralli. Tornò alla rivista nella stagione 1965-66, al Parioli di Roma, con «I rompiglioni». Riprese la commedia musicale, dopo i successi degli anni '40, con Garinei e Giovannini in due spettacoli interpretati da Gino Bramieri: «Cielo, mio marito!», di Costanzo e Marchesi, con Ombretta Colli, e «Foto di gruppo» di Iaia Fiastri e Enrico Vaime, con Gianfranco Jannuzzo. Gli anni '60 l'hanno vista ancora al cinema, indimenticabile in «Il vigile», accanto ad Alberto Sordi. Poi ancora nei '70 con «Oh Serafina!» e «La mazzetta». Qua e là qualche fiction: «Una donna per amico», «Don Luca», con Luca Laurenti e Paolo Ferrari, «Le ali della vita», con Sabrina Ferilli. L'ultima apparizione cinematografica nel 2005, dopo 150 interpretazioni, con «La seconda notte di nozze» di Pupi Avati. Una curiosità: Marisa Merlini rifiutò il ruolo della protagonista ne «La ciociara», diretto da Vittorio De Sica, che portò all'Oscar, nel 1960, Sophia Loren. Fu lei stessa, anni fa, con la sua simpatica ingenuità, a raccontare che rifiutò la parte perché non voleva «interpretare il ruolo di una donna molto più grande».

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