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Susanne Bier: «Hollywood non è l'inferno»

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Dopo il successo ai festival di Londra e di Roma e un'onorevole carriera internazionale, "Things We Lost in the Fire" (titolo originale) è oggi un raro caso di prodotto delle Majors (Paramount e Dreamworks) distribuito da una casa indipendente (Teodora). «Se ricominciassi oggi, lo rifarei. Non ne posso più di chi demonizza il cinema americano e la schiavitù degli Studios - ha dichiarato ieri a Roma la regista -. Anzi, se avrò una seconda occasione di lavorare con loro alle mie condizioni, lo farò con gioia. Si raccontano tante storie sulle difficoltà dei registi europei in America. Io stavo pensando da tempo a quest'esperienza ma, ogni volta che il mio agente mi offriva una storia interessante, mi imbattevo in altri registi più veloci di me. Sono stata fortunata perchè Sam Mendes, con la sua casa di produzione, mi ha contattato per un copione che riteneva cucito su misura per il mio cinema, privo di messaggi e imbevuto nella dimensione psicologica dei personaggi. Alla fine ho potuto fare esattamente ciò che volevo con l'aggiunta di attori straordinari, come Benicio Del Toro e Halle Berry, grandi interpreti prima che star ammantati di glamour». Scritto da Alan Loeb e trasformato dalla regista, il film è ambientato in un'anonima cittadina americana dove vivono felicemente Brian (David Duchovny) e sua moglie Audrey (Halle Berry) insieme ai due amatissimi figli. Quando improvvisamente Brian muore, la vedova scopre le ragioni della grande amicizia che ha sempre legato suo marito a Jerry (Benicio del Toro), un avvocato alle prese con l'inferno della droga. L'incontro delle loro due solitudini non è solo la fotografia di una attrazione reciproca, ma un viaggio nel passato e nei sentimenti che Audrey decide di affrontare con coraggio sulla sua pelle. In coincidenza con l'uscita del film, Teodora ha approntato anche per la sua linea home-video un cofanetto in dvd con l'opera omnia di Susanne Bier, compresi due inediti.

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