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Quel femminista di Gengis Khan

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Probabilmente, per i tempi in cui visse, fu una brava persona. A lui è dedicato un film, il kolossal russo «Mongol», di Sergei Bodrov, da ieri nelle sale italiane. «Nei nostri testi di storia - spiega Bodrov, che andava a scuola negli anni '50 - Gengis Khan veniva raffigurato come un mostro. Quei libri erano il prodotto dei tempi e le descrizioni erano rozze e semplicistiche». Poi, già negli anni '90, gli storici cominciarono a considerare diversamente Temugin, il vero nome del condottiero, il termine Gengis Khan significa, più o meno, sovrano assoluto. A lui l'eminente storico russo Lev Gumilev dedicò un libro: «La leggenda della freccia nera», che ne approfondisce la storia e la psicologia. Gengis Khan era un uomo che viveva in tempi feroci tra persone feroci, nacque attorno al 1162 e morì il 18 agosto 1227, dopo aver creato l'impero più grande della storia. «Della sua infanzia non si sapeva nulla - continua Bodrov - ho scoperto che era orfano di padre, che era uno schiavo, che tutti volevano ucciderlo». Seguendo le teorie più recenti della storiografia appare nella vita del sovrano mongolo la figura di una donna che lui avrebbe amato e rispettato e che sarebbe stata la guida di molte delle sue azioni, si chiamava Borte. Certo il potentissimo imperatore aveva centinaia di mogli, ma lei era proprio speciale. «Temugin discuteva con lei tutte le decisioni più difficili - spiega ancora Bodrov - Il loro era un rapporto molto moderno, di complicità. Un tipo di rapporto che non è comune neppure ai giorni nostri, ma che all'epoca era addirittura impensabile».

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