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SLIPSTREAM, di e con Anthony Hopkins, e con Stella Arroyane, ...

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Non solo questa volta si è scritto anche il testo, che poi ovviamente ha interpretato, ma ha composto le musiche, ottenendo che sua moglie, l'attrice Stella Arroyane, oltre a recitargli a fianco, si assumesse la responsabilità della produzione. Una condizione quasi necessaria perché, avendo scelto di lavorare a Hollywood, non si sarebbe vista concessa molto facilmente tra quegli schemi industriali la libertà di espressione di cui aveva necessità assoluta. Il suo film, infatti, non si discosta molto da quelle ricerche narrative e linguistiche tipiche, in un dato momento, di un certo cinema europeo da Godard, a Fellini, a Resnais, acuendone, persino, in qualche svolta, le asperità e le impennate. Lo spunto, quando lo si percepisce, è in sé abbastanza semplice. Uno sceneggiatore sta scrivendo un film ed ecco che mentre un regista lo sta realizzando nel deserto californiano del Mojave, i personaggi cui ha pensato gli si affollano attorno aggredendo a tal segno la sua psiche da ridurlo a mal partito, specie quando, come se non fossero contenti delle parti loro attribuite, polemizzano con lui e vogliono cambiarle. Mentre il film, per un incidente, si ferma e sembra che si debba ricominciare a scriverlo daccapo. Hopkins, con il suo testo, alterna attorno a sé sceneggiatore questo va e vieni convulso di personaggi, li segue a lungo in alcuni momenti delle riprese, quando tutto sembra filar liscio e poi con la sua regia, illuminata dalla fotografia bella e spesso misteriosa del nostro Dante Spinotti, mescola a bella posta tutte le sue carte tenendosi sempre in equilibrio tra la concreta realtà di base e una immaginazione che sa accompagnarsi qua e là anche alla finzione che scaturisce dal film mentre si fa (e si disfa). Il risultato in qualche passaggio può sconcertare perché non è sempre agevole tenere le fila di un'azione che volutamente si svolge su più piani, anche in contraddizione fra loro, nel suo complesso, però, il film ha una suggestione drammatica, e anche figurativa, cui si può aderire convinti e non di rado anche incuriositi: specie quando si cerca di capire dove si andrà a parare. Al centro Hopkins, nei panni dello sceneggiatore, atteggia con sapienza la sua mimica al turbamento e al tormento. Come una figura tragica.

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