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Clooney: «Non mi sposo ma m'impegno per salvare l'Africa»

George Clooney

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Lo scapolo più amato di Hollywood è giunto così alla sua terza prova da regista con una commedia sofisticata che racconta un triangolo amoroso sullo sfondo del mondo del football, nel 1925, in un'America buonista, lontana dalla recessione e dove gli uomini fanno a pugni, ma senza sangue e senza farsi troppo male. Oggi Clooney sarà a Milano per registrare dei programmi televisivi (con Fazio e Dandini), ma stasera tornerà nella capitale per un bagno di folla al Warner Village Moderno, in occasione della premiere: poi ripartirà con Zellweger per Parigi continuando il tour promozionale del film. Charmant, simpatico, magnetico e disinvolto, Clooney ha parlato, oltre che della sua commedia, anche di politica, ambiente, elezioni italiane e americane. «Per me Obama è come Veltroni - ha detto Clooney, oscurando la Zellweger e stregando i giornalisti, con il suo look casual chic, jeans, t-shirt, felpetta, sorriso incalzante e voce suadente -. Sono un grande amico di entrambi. Ma anche di McCain e Hillary Clinton. Sono tutte persone che hanno una capacità di leadership, però è raro incontrare un leader che abbia anche un'arte oratoria come quella di Obama, capace di trascinare tante persone, al pari di Roosvelt e Kennedy. Obama ha la stessa forza di Veltroni, che parla ai giovani di speranza e di ambiente pulito, con vivacità intellettuale e capacità tali da poter aiutare il futuro di questo paese. Della campagna elettorale in Italia non ho capito molto, con tutti questi 45 partiti. Veltroni lo stimo soprattutto per il suo impegno in Africa, un argomento che ci unisce molto. Abbiamo parlato spesso di portare avanti un'azione comune per fare qualcosa per questo paese. Ma comunque andrà, sarà interessante conoscere l'esito di queste elezioni, sia per il mio paese, sia per l'Italia. Questa grande attenzione sui giochi olimpici è legata principalmente alla situazione nel Tibet. Ed è giusto che lo sia. Non c'è la volontà di minacciare nessuno, ma manifestare per i diritti umani è legittimo. Non bisogna però abbassare la guardia su quello che sta accadendo nel sud del Sudan, nel Ciad, zone ancora incandescenti. Per il Darfur (teatro di una violenta guerra civile dal 2003) ho incontrato il primo ministro britannico Gordon Brown, grazie al quale forse si riuscirà a mettere al tavolo dei negoziati anche quei leader ribelli finora considerati irriducibili. La questione dell'ambiente è fondamentale: ho un legame profondo con Como e il lago deve essere presto pulito». Rivelando che studia l'italiano tre volte alla settimana e che vivere in Italia è stata la scelta migliore della sua vita, Clooney ha poi glissato sul suo probabile matrimonio: «Anche se il mio film si conclude con un happy end sentimentale, la realtà è diversa e non mi identifico con i finali dei miei film. Ora sto preparando una quarta regia per una storia basata su un'opera teatrale che debutterà a Broadway su quello che c'è dietro al mondo delle elezioni politiche (si tratta di "Ferragaut North" tratto da un testo di Beau Willimon). Ed è legata proprio a questo periodo di campagna elettorale». Il divo ha infine smentito la notizia, circolata nei giorni scorsi, di una sua personale collezione di moda: «Ci sono dei folli che fanno finta di essere me, come un tale Vincenzo Cannalire, affittando interi hotel per presentare una mia personale linea di moda. Ma è tutto falso. Non comprate nè vestiti nè orologi da lui».

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