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Con Muccino un amore pieno di stenti

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AncheSilvio Muccino ha voluto diventare regista, restando però attore e sceneggiatore. L'occasione gliel'ha offerta un romanzo che aveva scritto qualche anno fa insieme con Carla Vangelista e che adesso ha riscritto con lei per il cinema. Un romanzo in cui, a giudicare dal film di oggi, in primo piano c'era l'amore, come il titolo anche lì faceva intendere, ma mescolato anche ad altri temi, la droga, un'infanzia triste, il gioco d'azzardo, una gioventù dorata di sfondo tinta però quasi soltanto di nero, una discesa agli inferi con redenzione solo nel finale. Molto, troppo, che proposto ora dallo schermo stenta un po' a farsi accogliere, almeno dal punto di vista del racconto. Sasha, il protagonista non ancora trentenne, era vissuto da piccolo in una comunità di tossicodipendenti dove aveva perso entrambi i genitori lì ricoverati. Ancora quasi bambino, si era innamorato di una coetanea che non aveva mai dimenticato tanto più che adesso gli ha dato un lavoro il padre di lei, continuando perciò a vederla ma senza svelarle mai, per inesperienza e ingenuità, i propri sentimenti. Lo aiuterà a farlo una quarantenne piacente, vedova e risposata, che prima gli starà vicina con istinti quasi materni, dopo però innamorandosene; da ultimo, anche ricambiata dopo averlo liberato da una serie di guai in cui, tra delusioni amorose e passato che ritorna, aveva finito per cacciarsi. Muccino non è riuscito sempre a padroneggiare, come sceneggiatore, questo aggrovigliarsi di fatti, anche perché i climi dei vari episodi mutando di continuo - dall'amore al dolore, dalla commedia al dramma - non gli consentivano di conferire alla sua esposizione una unità di climi. La sua regia, però, nonostante qualche inesperienza tecnica, lo aveva aiutato ad evocare su quasi tutta la sua storia delle atmosfere plausibili, dando, sul piano degli effetti, gli spazi giusti ai sentimenti (senza mai sentimentalismo) e il rilievo necessario ai risvolti tesi e sospesi di un'azione dalle molte facce. Coadiuvato in questo dalla fotografia di Arnaldo Catinari che, con luci scure e pochi richiami all'idillio, ha mostrato di saper privilegiare i toni cupi particolarmente intensi al momento in cui il protagonista si lascia travolgere da una negatività totale. Sostengono queste immagini le musiche di Andrea Guerra che, abilmente alternandosi a note canzoni soprattutto americane, anziché commentare riescono spesso a interpretare i differenti stati d'animo del protagonista. Gli dà volto, ovviamente, Silvio Muccino, con sicura maturità espressiva. Le due donne al suo fianco sono Aitana Sánchez-Gijón e Carolina Crescentini. Convincono.

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