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di GIUSEPPE DE CARLI «Che brutta storia quella delle ...

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Mater boni consilii, ora pro me!». (giorno 5 febbraio 1995). È l'apertura del «Diario del Vescovo». Il vescovo è monsignor Girolamo Grillo, già vescovo emerito di Civitavecchia che incontriamo a Tarquinia. Parla dopo anni di silenzio. Parla con un permesso speciale della Santa Sede. È nelle sue mani (nelle mani di un vescovo!) che la Madonnina di Civitavecchia lacrimerà lacrime di sangue il 15 marzo 1995. Sarà la quattordicesima lacrimazione dopo che la statuina, tolta alla famiglia di Fabio e Anna Maria Gregori, arriva nella casa del pastore della diocesi, tenuta sotto chiave per impedire che qualcuno la rubasse. Madonne che appaiono, che parlano, che lacrimano come quella di Siracusa. Bambini ignoranti e persone umili, mai un vescovo nelle vesti di protagonista. Un vescovo, ovvero colui che dovrebbe, secondo la rigorosa procedura della Chiesa specie se si tratta di presunti miracoli o di apparizioni della Vergine, autenticare la veridicità o meno del fenomeno soprannaturale. Su un vescovo, infatti, incombe una gravissima responsabilità: smascherare gli impostori (e sono stati migliaia nei secoli). È accaduto nei casi dei due santuari più famosi del mondo, quello di Lourdes e di Fatima. Civitavecchia va fuori dalle righe. Un successore degli Apostoli testimone del fatto «straordinario». Chi scrive, per uno strano concatenarsi di circostanze, ha potuto leggere attraverso il «diario personale» di monsignor Grillo. Pagine ancora segretissime che contengono riflessioni intense, shoccanti, episodi inediti. Vedono coinvolto un Papa, Giovanni Paolo II. Che si debba riaprire clamorosamente il «dossier della Madonnina di Civitavecchia»? I presupposti ci sono tutti. La testimonianza che ha reso monsignor Grillo - lo confesso - mi ha profondamente turbato. E dalla testimonianza orale, ripresa dalla TV e mandata in onda su Uno Mattina di RAIUNO, e dalla lettura del diario si viene a sapere che Papa Wojtyla venerò in gran segreto la Madonnina al terzo piano del Palazzo apostolico (9 giugno 1995); si apprende di telefonate notturne dell'allora segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Angelo Sodano, al confratello vescovo di Civitavecchia, di una visita privatissima dell'allora presidente della Camera, Irene Pivetti, alla località Pantano di Civitavecchia; di una, forse due visite, altrettanto privatissime, dello stesso pontefice a Civitavecchia. Addirittura, in una lettera al Sommo Pontefice (8 ottobre 2000) monsignor Grillo ringrazia Giovanni Paolo II per l'Atto di Affidamento di tutta la Chiesa alla Madonna «accogliendo così una mia proposta in tal senso, presentata a Vostra Santità in seguito alla lacrimazione di sangue della Vergine». La lettera contiene il solenne giuramento davanti alla Trinità di monsignor Grillo. Il vescovo dichiara di «aver visto il 15 marzo 1995 alle ore 8,15 lacrimare nelle mie mani la statuina della Madonna». Di più non possiamo rivelare. Basterà aggiungere che di suo pugno Giovanni Paolo II firma la lettera del vescovo, quasi a porvi un sigillo non solo di ricezione, bensì di approvazione. Infine, c'è, da parte di Papa Wojtyla, la consegna del silenzio. «Un giorno - dice il Papa a monsignor Grillo - rivelerà al mondo questo mio gesto». E il momento probabilmente è venuto. Eccellenza, dallo scetticismo alla sorpresa «Sì. L'11 febbraio del 1995 a nove giorni dalla prima apparizione, ricevo verso mezzanotte una telefonata del cardinale Angelo Sodano. Mi invita a non essere troppo sospettoso ad aprirmi anche ad altre ipotesi interpretative». Una strana telefonata. «Che mi ha alquanto impensierito. Anche in Vaticano, rifletto, non hanno altro da pensare; vedono pure la TV! Il 23 febbraio, sempre il Segretario di Stato mi ringrazia, a nome del Papa, per essere stato più possibilista in una intervista, commentata da Enzo Biagi, a proposito delle lacrime di sangue versate dalla Madonnina». L'irrompere di Giovanni Paolo II in questa vicenda è misterioso. Del Papa che ha versato il suo sangue nell'attentato in Piazza S. Pietro il 13 maggio 1981. Ora cominciamo a capire perché non abbia sottovalutato Civitavecchia. E lei? «I miei convincimenti cominciavano a franare. Un Papa come Giovanni Paolo II che irrompe nella questione e che irrompe nella mia vita non l'avevo messo in conto. Sarà a conoscenza di qualche segreto, penso. Oppure anche il Papa è impazzito?» Intanto le analisi del sangue rivelano che si tratta di sangue maschile. Sarà il sangue del Figlio di Maria? Mah. La Madonnina viene radiografata al Policlinico Gemelli. Le fanno persino una TAC. Ricoverata come una paziente. Di lei si interessa il cardinale Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Non ha mai pensato, eccellenza, che in tutto quello che avveniva ci potesse essere lo zampino del diavolo? «Oh, sì. Abbiamo fatto tanti esorcismi. Ho contattato l'esorcista della diocesi. Ho ordinato addirittura ai preti di stare lontani da questa faccenda. Il vescovo Grillo - lo affermo per la prima volta - aveva persino ordinato che quella statuina fosse distrutta!» Lei ha incontrato anche il padre Gabriele Amorth, che di demoni se ne intende. «Amorth escluse un influsso satanico. Si poteva trattare di allucinazioni ad opera diabolica. Don Amorth aggiunse che un'anima di Firenze, da lui diretta spiritualmente, gli aveva detto che la Madonna avrebbe pianto lacrime di sangue a Civitavecchia. Otto mesi prima! Lacrime con tristi presagi per il futuro dell'Italia. Elezione nel mese di giugno, vittoria di Prodi e attentato al premier, guerra civile nel nostro Paese. Un presagio funesto che si poteva bloccare con una grande preghiera. Il messaggio di Amorth lo comunico a mia sorella». Che rimane profondamente turbata, leggo dal suo diario. La mattina del 15 marzo l'imprevedibile. «Ho appena celebrato l'Eucarestia. "Non ho dormito questa notte. Ho ripensato alle parole di padre Amorth. Prima di tornare a Roma mi fai pregare davanti alla Madonna?", implora mia sorella». Lei abitava nella villa San Francesco, la sua residenza. «È così. Pregare non nuoce, ho pensato. Chiamo una della due suore, suor Tereza rumena, e le chiedo di estrarre dall'armadio, dov'era chiusa a chiave, la statuina. Con me c'erano, dunque, mia sorella, mio cognato, la religiosa». Cosa pregavate? «Senza metterci d'accordo, recitavamo l'identica preghiera, la "Salve Regina". Io in latino. Ero arrivato alle parole: "illos tuos misericordes oculos ad nos converte", volgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi… Quando mio cognato mi dà una gomitata: "Non vede che ripiange!!"». Cosa stava accadendo? «Una lacrima scendeva dall'occhio destro della statuina come un filo di capello. La lacrima scendeva, quasi come una lacrima normale, ma fermandosi prima della gota formava come una piccola perla di rubino, la quale voleva superare la gota, per rifare lo stesso tracciato di quella precedente asportata al Policlinico Gemelli. Sono sbiancato tanto che mia sorella si mise a gridare: "aiuto, aiuto", macchiandosi il dito con il sangue per l'agitazione. Al suo grido, accorsero suor Mariana e mio nipote Angelo che ancora riposava. Chiamarono subito il primario cardiologo dell'ospedale civile, il professor Di Gennaro, il quale si avvide sia dello stato grave di shock in cui mi trovavo, sia della nuova lacrima di sangue ancora fresca…». Mai avuto dubbi? Una allucinazione, una percezione deviata, qualcosa di patologico, una suggestione? «Ma eravamo in quattro! Diventati poi sei! Quale scherzo? Quale allucinazione o suggestione collettiva? Allucinazione o percezione sbagliata potevano essere quelle di Lourdes o Fatima… Là', dei ragazzi, hanno visto la Madonna. Io non ho visto niente. Ho visto il sangue scorrere e restare. Ha capito?! Il fatto è stato un fatto constatabile, non una visione. Quante volte sono stato preso da scrupolo. Torturato: "È possibile che una Madonnina abbia pianto?". "Eccellenza - mi rimproverava suor Tereza che allora aveva 25 anni - è una brutta tentazione! Un cattivo pensiero. Se lo tolga dalla mente!» Quindi, a distanza di 13 anni lei può affermare con totale sicurezza che… «Che la Madonnina ha pianto nelle mie mani! Era deposta in un cestino nelle mie mani. Ed era sangue! C'è poco da aggiungere. Era sangue! Questa è la verità!» Impressionante! Monsignor Grillo, la notizia della quattordicesima lacrimazione a casa sua (come le stazioni della Via Crucis) fa il giro del mondo. Il 22 maggio arriva da lei, in gran segreto, il presidente della Camera dei Deputati, l'onorevole Irene Pivetti. Il 25 maggio incontra il Papa al termine dell'incontro coi vescovi italiani. Cosa le chiese il Papa? «Notizie sulla Madonnina. Alla mia esitazione a rispondere, Giovanni Paolo II si lasciò andare ad una battuta tagliente: "Ah! Voi altri vescovi italiani avete la testa dura e siete sempre dubbiosi". Ora credo che egli abbia avuto ragione». La giornata indimenticabile per lei è però il 9 giugno. «Sì, sono stato invitato a cena dal Santo Padre il quale ha voluto - cosa che nessuno sa finora - che gli portassi la Madonnina. L'ho informato dei miei contatti coi cardinali Sodano, Ratzinger e Ruini. Il Papa ha citato più volte, a proposito del pianto, il grande teologo Hans Urs Von Balthasar. Il pianto della Vergine è un invito alla conversione. Al termine della cena abbiamo pregato a lungo davanti alla Madonnina». E poi? «L'ha venerata, l'ha baciata, l'ha benedetta, le ha imposto sul capo una corona d'oro che avevo portato con me; ad una mano le ha appeso la corona del rosario». Il sigillo di Pietro su quell'evento? «È probabile. Al termine di quelle ore, che non dimenticherò più, il Papa mi ha imposto il silenzio su quanto era avvenuto». Con quali parole? «Tremo ancora nel ricordarle. "Un giorno - mi disse il Papa - lei lo farà sapere al mondo; cioè farà conoscere a tutti questo mio atto di venerazione". Poi ha aggiunto: "Mettiamo tutto nelle mani di Ratzinger…" Il giorno successivo il cardinale Sodano mi fa sapere della soddisfazione del Santo Padre. "Per la Madonnina - esclama - si può procedere senza tentennamenti. Pietro è con lei!». Questo segno di sangue lascia senza parole. Molti l'hanno interpretato come preannuncio di sciagure per l'Italia e per l'umanità. «Non posso sbilanciarmi. La Madonna non può non seguire da vicino il cammino dei suoi figli nel tempo, i loro affanni e le loro preoccupazioni. Il credente non deve scartare alcuna ipotesi, per chi non crede… Non vorrei essere nei panni di un teologo che deve dare una qualche spiegazione ad una statua di Maria che lacrima sangue maschile. Un giorno l'allora cardinale Ratzinger mi disse: "I teologi, se questo è vero, avranno da discutere molto sulla natura del sangue di Maria». Lei un uomo di fede, naturalmente. È un vescovo. Ha toccato quel sangue… potrebbe essere il sangue di Cristo! Ciò non la sconvolge? «A dir la verità non l'ho toccato. L'ha toccato mia sorella. Lei sa che la commissione diocesana incaricata di affrontare la questione ha dato dieci pareri positivi su undici. Sette di questi propendevano per l'evento non spiegabile, per un evento soprannaturale». Ci si è fermati sulla soglia (e non capisco il perché), né un giudizio positivo né negativo. Quasi a voler archiviare il fatto, a derubricarlo nel dimenticatoio della storia. «Io non avevo chiesto se il fenomeno era soprannaturale, solo se la Madonnina aveva pianto. E la risposta che le ho dato è che, sì, la Madonnina ha pianto, ma non so che cosa sia!» Questo premere dell'eterno sul mondo travolge ogni umana, positiva certezza. Monsignore, questo fatto le ha procurato più gioie o sofferenze? (Esita a lungo) «Non dico nulla!» Il vescovo di prima, dopo quell'evento, non c'è più. «No. La lacrimazione ha sconvolto la mia vita e tutto è diventato effimero, caduco. È come se avessi una percezione nuova delle cose e della vita. So che tocco corde molto intime. La sua devozione mariana si è irrobustita… «Questo sì. Io sono sempre stato devoto della Madonna. Molti mi chiedono: quando pensi alla Madonnina? La domanda andrebbe rovesciata: quando non penso alla Madonnina!» Forse c'è una lezione da trarre da tutto questo: bisogna avere il coraggio di non respingere il mistero di Dio. «Dio però ama la libertà. Ha creato l'uomo libero, libero anche di negarlo. Aprirsi al mistero di Dio significa lasciarsi toccare da Dio. Essere disponibili. Prego molto perché le donne e gli uomini del nostro tempo sentano, come un dono, quello di essere toccati da Dio». Civitavecchia con la sua Madonnina rischiano la «damnatio memoriae». Lei non vuole. Lei, autorizzato dal Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, dopo tanti anni, ha finalmente parlato. Lei, forse, vorrebbe qualcosa di più dalla Chiesa, un passo meno esitante… «Può darsi che sia arrivato il momento da parte della Chiesa di dire il suo sì a Civitavecchia. Teniamo conto del miracolo delle conversioni, delle famiglie che si ricompongono, delle persone che si sentono attratte da questo mistero di luce. A Civitavecchia quella Madonnina, è incredibile, attira, chiama. "Monsignore, dopo avere sconvolto la Francia adesso non parla più" mi ha detto un po' bruscamente il rettore del santuario di Lourdes. Era accompagnato da monsignor Massimo Camisasca. "Che parli io - ho risposto - non importa, parla lei, la Madonna. Lo dimostra il fatto che senza essere invitato è venuto qui perché ha sentito una forza misteriosa. Io l'ho incontrata per caso. Quindi, meno si parla - ho aggiunto - e più parla Lei". Speriamo che dopo queste mie parole continui a parlare. Questa è la mia speranza».

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