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P.S. I LOVE YOU, di Richard LaGravenese, con Hillary Swank, ...

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Dopo i titoli, il funerale di lui (buffo, con canzoni) che vede lei, annientata, invano sorretta dalla madre, vedova a sua volta, e da uno stuolo di amiche. Cominciano ore e giorni tetri di lutto. Curiosamente costellati, a data fissa, da messaggi e da doni che Gerry ha puntigliosamente predisposto prima di morire. Con la speranza, via via sempre più evidente, di sostenere un giorno dopo l'altro la sua vedova, favorendone al meglio le possibilità di rifarsi con il tempo una nuova vita. Cosa che, probabilmente, accadrà... Alla base, un romanzo con lo stesso titolo di una giovane irlandese, Cecelia Ahern, che la sua storia l'aveva ambientata tutta in Irlanda. Il regista Richard LaGravenese - noto soprattutto per la bella sceneggiatura de "La leggenda del re pescatore" portato sullo schermo da Terry Gilliam protagonista Robin William - riscrivendolo, l'ha ambientato una prima parte a New York e la seconda, quella conclusiva, proprio in Irlanda perché aveva lasciato che Gerry restasse irlandese e in una delle sue lettere chiedesse a Holly di andare a conoscere i suoi genitori in un villaggio nel verde della sua campagna natia. Due cifre, perciò, una cittadina e tipicamente americana, l'altra rurale e quieta. Con la possibilità, in mezzo, che qualche flashback rievocasse i precedenti, spesso teneri, della relazione fra Gerry e Holly. A rischio, dato il tema e quei messaggi in arrivo dall'al di là, di uno scoperto patetismo. Puntualmente esorcizzato, tuttavia, prima dalla sceneggiatura poi dalla regia di LaGravenese, con un equilibrio narrativo e stilistico frutto non solo della misura ma, al momento di tirare le somme pur intuibili, di accenti sospesi: per lasciare soprattutto allo spettatore di concludere ed eventualmente di decidere. Accettando anche qua e là, pur tra le spire di quel lutto che sembra senza fine, dei momenti distesi prossimi, in più punti, all'ironia. Con un garbo lieve. Naturalmente gli interpreti corrispondono con impegno a queste intenzioni e a questi accenti. Holly è la superpremiata Hillary Swank pronta a sfumare con finezza sia le lacerazioni del dolore sia, sottilmente, l'elaborazione del lutto. Gerry è lo scozzese Gerard Buther che si ricorderà come Re Leonida in "300". Franco, aperto, disinvolto.

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