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«Questa repubblica nata su molte contraddizioni»

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Una storia che l'attore e regista sente «sua», affermando che «l'Italia di oggi si fonda su molte contraddizioni» e di questo è necessario parlare e discutere. Placido si è anche impegnato nell'iniziativa «Archeologia narrante», per portare teatro e letteratura nei musei e nei siti archeologici. Domenica era a Pisa, al Cantiere delle Navi Antiche con «L'epopea di Gilgamesh». L'iniziativa «Archeologia narrante» prosegue il 15 al Teatro Storico della Fortezza Orsini di Sorano, in provincia di Grosseto, con Piera degli Esposti e il 19 al Museo Archeologico di Piombino con «I sette contro Tebe» messo in scena dalla Compagnia Teatrale Krypton. Michele Placido qual è il suo rapporto con la storia antica e l'archeologia? «Io sono nato in un paese, in provincia di Foggia, pieno di storia e archeologia. Nel sottosuolo ci sono secoli di storia: dovunque si trovano vasi e cocci antichi, c'è addirittura un'origine iapigia. Il rapporto è sempre stato di orgoglio, di essere tra i discendenti di una colonia greca». Appassionato addirittura di mitologia sumera, con Gilgamesh. «Sì, io ho nel sangue la storia. Leggo moltissimo, anche la Bibbia, che narra vicende antiche, come il Diluvio, che ci arrivano attraverso la tradizione dei nostri confratelli ebrei. Si tratta di cose affascinanti, che ci legano con il nostro passato. Noi possiamo dialogare con i nostri antenati. L'antica Ausculum, proprio dove sono nato, si alleò con Pirro, re dell'Epiro, e insieme sconfissero i romani». I suoi bis-bis nonni, insomma, alleati di Pirro batterono Roma? «Direi proprio di sì. E avendo girato il mondo, aggiungo, appare evidente la superiorità degli italiani. Nessun'altro ha quello che abbiamo noi. Che passato hanno, ad esempio i texani? Il problema è che spesso non si è consapevoli della propria storia. O almeno non lo siamo noi italiani, certo per gli inglesi e i francesi è diverso». Ecco, parliamo di storia italiana... Lei sta girando «Il sangue dei vinti», da un libro che ha fatto discutere. «E la fiction, geniale, di Michele Soavi, tornerà a far discutere, ancora di più. Si parla di una storia che riunisce passato e presente, è la storia dell'Italia di oggi e la sento veramente mia. La Repubblica Italiana è nata su molte contraddizioni: è un argomento del quale si deve parlare, dobbiamo evitare che non si discuta, questa è la democrazia». Sono parole molto forti... «Sì, ma non possono essere i gendarmi della resistenza a decidere tutto. Il libro e la fiction si intitolano "Il sangue dei vinti", ecco, i vinti possono essere sepolti, ma a seppellirli devono essere i vincitori».

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