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Mostra del Caravaggio «L'immagine del Divino» a Trapani dal 15 dicembre

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Presentata alla stampa dal ministro Francesco Rutelli, l'esposizione promossa dalla Regione Sicilia è stata curata dai maggiori esperti di Caravaggio, Denis Mahon e Maurizio Marini, che hanno selezionato le opere più rappresentative di quegli anni in cui nel pittore lombardo predominava l'elemento sacro, appunto "L'immagine del Divino", come titola la mostra. Tra i capolavori, quelli del Museo Regionale di Messina, il problematico "Estasi di San Francesco" dei Musei Civici di Udine («un invito - dice Marini - a restaurare il quadro per capire se sia autografo o no»), il "San Francesco di Cremona" e la "Decollazione di San Gennaro". Ma la vera star della rassegna sarà certamente la tela, mai esposta al pubblico, riscoperta da Mahon, storico dell'arte britannico, che ha dedicato la sua vita alla rivalutazione del '600 italiano. L'opera, acquistata in un'asta di Sotheby's per circa 50 mila sterline, appariva in catalogo come autografa di Caravaggio, ma «annerita e patita». Studi successivi hanno accertato che il dipinto sarebbe la prima versione de "I Bari", capolavoro custodito al Kimbell Art Museum di Fort Worth (Texas). Anche se «tecnicamente la versione di Londra - aggiunge Maurizio Marini - è molto diversa, a velature, fatta alla veneziana, tanto che il Bellori ha parlato di giorgionismo di Caravaggio. Nel dipinto di Fort Worth, il colore è invece più diluito e il pittore usa materiali molto più pregiati, come la malachite, la lacca di cocciniglia, il lapislazzuli a indicare l'importanza della commissione». L'opera commissionata in seguito (ambedue sarebbero del 1595-'96) fu però ideata mutando la prospettiva, proprio perchè non si trattava di una copia. Non a caso "I Bari", che Mahon ha donato all'Ashmolean Museum di Oxford, sono di dimensioni più grandi e la tela è vergine.

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