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Liala: rinasce il mito Arriva il nuovo romanzo

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Da quest'intreccio prendeva il via l'ultimo romanzo di Liala («Ti chiamerò Liala perché ci sia sempre un'ala nel tuo nome» le disse D'Annunzio e Liala fu per sempre). Amalia Liana Cambiasi Negretti Odescalchi, è questo il vero nome della regina del rosa, non riuscì a finire l'opera. Ormai semi-cieca la grande scrittrice, quasi centenaria, si spegneva il 15 aprile 1995. Ma la storia d'amore dell'aviatore africano Beryl, ancora un aviatore nella vita di Liala come Pietro Sordi l'ufficiale dell'Aeronautica a cui fu legata sentimentalmente negli anni Trenta, doveva andare avanti. Perchè lo volevano migliaia di fan della scrittrice (generazioni di ex signorine «per bene» e insospettabili giovanotti che avevano palpitato sui suoi libri) e anche la figlia di Liala Primavera, e la casa editrice Sonzogno che aveva già in mente un paio di nomi che avrebbero potuto concludere l'impresa. Primavera, però, ne voleva solo una: Mariù Safier, scrittrice, giornalista e grande conoscitrice del mondo e della poetica di Liala. «Ho cominciato a leggere i libri di Liala intorno ai sei anni - dice la Safier - A casa ce l'avevamo tutti, mia madre era appassionata delle sue storie. Eravamo abbonate anche al giornale Confidenze di Liala». Qual è il segreto del successo di Liala? «Una scrittura molto diretta, semplice, curata e limpida - prosegue Safier - Abbordabile anche per chi non aveva una grande cultura, cioè la maggioranza delle donne d'allora. Erano libri pensati per chi ha voglia di impegnarsi senza fare tanta fatica». La critica ufficiale l'ha sempre bistrattata? «Purtroppo certi snob l'hanno bollata come sub-letteratura. Forse per questo nessun libro di Liala è stato mai sceneggiato per un film o una fiction». Parliamo dell'ultimo romanzo, quello che lei ha concluso. «Si chiamerà "Con Beryl, perdutamente" e uscirà il 24 ottobre prossimo con Sonzogno. Che per l'occasione farà la riedizione di "Ombre di fiori sul mio cammino" e "Il vento inclina le fiammelle" due titoli storici. Non anticipo nulla, diciamo comunque che l'happy end non è scontato. Speriamo di far piangere molte lettrici». Quanta voglia c'è in giro di sentimenti, amori, e letteratura rosa? «Tanta e purtroppo, da noi, continua ad essere un genere bistrattato». Il gossip e il giornalismo pettegolo non sono sufficienti? «Il pettegolezzaio scritto o visto in tv è tutto fumo e niente arrosto, non c'è il filtro dell'autore. Il libro ha una dignità, un occhio che guarda al di là, che interpreta la società. In un mondo così difficile e violento c'è voglia di letture distensive che t'inducano a pensare in maniera positiva». Dunque non è soltanto un'operazione nostalgia? «Piuttosto rivoluzionaria e femminista. Nei paesi anglosassoni le donne, tra cui manager e professioniste, si ritrovano periodicamente in club delle fan di letteratura rosa. Riprendiamoci anche noi il nostro spazio dei sentimenti».

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