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In tv le memorie della segretaria «Dava la colpa di tutto agli ebrei»

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Una parlamentare regionale della Bassa Sassonia, Isolde Saalman, ha infatti proposto di togliere al dittatore nazista la nazionalità tedesca. Hitler, nato in Austria, aveva ottenuto la cittadinanza dalla città di Brunswick nel 1932 attraverso l'accettazione di un posto di lavoro che non aveva mai occupato. Un "trucco" per poter dare corso alle sue ambizioni elettorali. La socialdemocratica Saalman ha depositato al Parlamento una mozione "di revoca" che verrà esaminata da una commissione giuridica. Si tratterebbe - ha spiegato la parlamentare - di una «tappa simbolica» per liberare da un «complesso» storico la città di Brunswick, che negli anni Trenta era un bastione dei nazisti. «Ma non si tratta affatto - ha aggiunto Saalman - di riscrivere la storia dicendo "Non era nazista". Non è questa la mia intenzione». "Der Spiegel", che ieri riportava la vicenda nella sua edizione online, racconta anche che Hitler avrebbe risposto a un simpatizzante, che si complimentava con lui per la cittadinanza ottenuta: «Non è a me che bisogna fare i complimenti, ma alla Germania». Il giornale ricorda che la Costituzione tedesca vieta che venga tolta la cittadinanza a qualcuno che resterebbe in seguito a ciò un senza patria. Questo è il caso di Hitler, che nel 1925 aveva rinunciato alla nazionalità austriaca, facendo valere il fatto di vivere in Germania dal 1912 e di aver prestato servizio nell'esercito tedesco durante la Prima guerra mondiale. Intanto, questa sera alle 22, History Channel (canale 406 di Sky) proporrà per la prima volta in versione integrale "L'angolo buio. La segretaria di Hitler", ovvero la testimonianza di Traudl Junge, segretaria del Fürher dal 1942 al 1945. A lei Hitler dettò il proprio testamento politico, pochi giorni prima di suicidarsi nel bunker di Berlino: «Gli ebrei sono responsabili di tutto. La lotta era necessaria per scongiurare un destino peggiore e salvare il mondo. Il popolo tedesco non era pronto per la sua missione, perciò deve morire...Il nazionalsocialismo tramonterà e non risorgerà mai più». Il documentario è un lungo monologo in cui la Junge ripercorre i tre anni di lavoro a stretto contatto con il Führer, dalla disfatta di Stalingrado al suicidio, passando per l'attentato del luglio del '44 e il matrimonio con Eva Braun. «Ho sempre avuto la sensazione - racconta la Junge - che Hitler non fosse pienamente consapevole dei suoi propositi criminali. Per lui erano degli ideali, erano grandi traguardi, al cui confronto la vita umana non aveva nessun valore. Era fissato con l'idea del superuomo e della nazione, e con l'immagine astratta della Grande Germania, di un impero vasto e potente. Non considerava mai i singoli individui e, anche se affermava di volere la felicità delle persone, non dava mai ad essa la minima importanza». La Junge rivela che solo una volta sentì Hitler parlare dei campi di concentramento, mentre con Himmler ne sottolineava «l'intelligente gestione delle risorse umane». «Il termine ebreo invece continua non compariva mai nelle conversazioni di tutti i giorni. Il fatto che a volte Hitler, nel corso dei suoi discorsi, avesse fatto riferimento all'ebraismo internazionale o agli ebrei veniva praticamente rimosso. Nessuno sollevò mai la questione». Tanto è vero che, quando lo fece la moglie del gerarca Baldur von Schirach, lamentandosi del trattamento subito dagli ebrei di Amsterdam nel trasporto verso i lager, Hitler si arrabbiò: «Non si intrometta in questioni che non può capire; e basta con questi patetici sentimentalismi». E non volle più ricevere la signora von Schirach. La segretaria di Hitler spiega anche il rapporto d'amore che legava il capo del nazismo con Eva Braun: «Non lo sentii mai parlare d'amore, credo che non abbia mai pronunciato quella parola. E non ebbi mai la sensazione che la sua storia con Eva avesse un alto contenuto erotico. Senza dubbio lui era molto affascinante, ma l'impressione era che avesse un rapporto strano con l'erotismo, che non ne fosse

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