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Lo scrittore è scomparso a 81 anni

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Addio a Carlo Mazzantini il repubblichino generoso

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Nato a Roma nel 1925, Carlo Mazzantini, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, si unì ai superstiti di un battaglione di Camicie nere e combattè in Valsesia. Il 25 aprile 1945 era a Milano dove fu testimone delle ultime ore della Repubblica Sociale Italiana; catturato rischiò la fucilazione, ma venne poi liberato. Dopo la guerra completò gli studi letterari. Ha vissuto lungamente all'estero, insegnando nel liceo di Tangeri e nell'università irlandese di Galway. Carlo Mazzantini era già sessantenne quando riuscì a pubblicare, nel 1986, il suo romanzo più noto, «A cercar la bella morte». Lo aveva fortemente voluto Giordano Bruno Guerri, allora direttore editoriale della Mondadori, dopo che il libro era stato rifiutato per anni da editori grandi e piccoli, tutti troppo allineati alla rigida cultura del conformismo politico per presentare la testimonianza narrativa di chi aveva militato nella Repubblica Sociale. Ai giudizi sommari non ci stava e Mazzantini rivendicava, da «ultimo repubblichino», le sue buone ragioni, l'autenticità del sentimento patriottico, la generosità di una passione civile, il coraggio di una granitica fedeltà che lo portò a combattere nella Rsi. «Un padre importante, non facile, ma generoso, ricco di impeti, coerente e di grande dignità, un puro», racconta Margaret Mazzantini di suo padre. «Ora stava scrivendo il suo primo libro solare - continua - sganciato dalla sua esperienza storica di ragazzo di Salò che lo aveva come bloccato per l'esigenza morale di far luce sulla realtà di quel periodo e restituire dignità a chi, come lui, da ragazzo molto giovane era stato dalla parte sbagliata, ma in buona fede». Margaret, che dopo aver fatto l'attrice per anni (è la moglie di Sergio Castellitto e hanno quattro figli) si è scoperta anche lei scrittrice e ha vinto il premio strega nel 2002 col romanzo «Non ti muovere», ricorda: «Non avrei mai pensato di ereditare il suo mestiere. Quando scendeva dal suo studio a leggere a mamma, a me e alle mie tre sorelle quel che aveva appena scritto, con gli occhi che gli si velavano, mi ero convinta che lo scrivere non desse gioia, ma fosse una pena, tirasse fuori soprattutto il dolore. Solo dopo mi sono resa conto che è un destino, un dono e, come tale, è una condanna ma assieme una meraviglia». I funerali dello scrittore si svolgeranno questa mattina, alle ore 11, nella chiesa di San Francesco a Tivoli. R. C.

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