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Claudia, la ragazza del West

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Ieri era in partenza per Parigi e il giorno prima era appena tornata nella sua casa romana da Bologna, dove era di scena "Lo zoo di vetro", un dramma della memoria come lo definisce lo stesso autore Tennessee Williams e nel quale proprio lei, la divina Claudia Cardinale, interpreta il ruolo della madre. La sua voce calda è perfetta per far riaffiorare i ricordi: gli altri protagonisti (Ivan Castiglione, Orlando Cinque e Olga Rossi) sono soli sulla scena in un mondo magico di musica e di immagini proiettate che si muovono con loro, in una danza continua, con un effetto elegiaco e suggestivo. Ieri mattina, la Cardinale avrebbe dovuto presentare a Roma il progetto "Alternativa", insieme con Pasquale Squitieri, ideatore dell'iniziativa. Con il sostegno del presidente di Profit, Raimondo Lagostena, il progetto di produzione cinematografica e televisiva indipendente è promosso da esponenti del mondo artistico e culturale italiano, come Marcello Veneziani, Andrea Liberovici (che dirige la Cardinale ne "Lo zoo di vetro") e Aldo Nove. Oltre alla vita della Cardinale, in 13 puntate di Bruno Guerri, debutterà "Lo Sbirro", serie tv prodotta da Augusto Caminito, diretta da Squitieri e interpretata da Gianfranco Funari, che ha rilanciato l'allarme per la sua malattia: «Sto per morire - ha detto -. La mia vita è appesa a un filo e di cinque bypass quattro mi si sono ostruiti». Signora Cardinale, cosa l'ha convinta a sostenere una iniziativa del genere? «È indispensabile difendere la cultura e il cinema: dovrebbe farlo il governo italiano, come accade in Francia. Vivendo a Parigi mi rendo conto come non escano quasi mai film italiani nelle sale. È terribile. Una volta non era così, forse perché c'erano molte coproduzioni. È importante che almeno gli artisti più sensibili si muovano e diano un esempio per difendere il patrimonio culturale. E io sono la prima ad affiancarmi a loro. Non sono potuta andare alla presentazione di "Alternativa", perché ero distrutta dopo la notizia della scomparsa di Franco Molè. Era un attore straordinario e debuttò con Pasquale Squitieri al Teatro La Ringhiera ne "La Bataille". Con Molè e sua moglie Martine Brochard, abbiamo passato momenti indimenticabili. Era l'incarnazione della cultura, dell'elganza e della dolcezza: lo terrò sempre vivo nel mio cuore con il suo sorriso incancellabile e la sua estrema energia». Tornerà presto a lavorare in Italia? «Vengo spesso a Roma, poi continuerò la tournée de "Lo zoo di vetro" a Padova e in altre città italiane. Ma ora mi prenderò una pausa, passerò il Natale con Pasquale Squitieri e nostra figlia Claudia a Parigi, dove dovrò anche doppiare la commedia francese di Aline Isserman, "Cherche fiance...", nella quale interpreto il ruolo di una madre invadente e apprensiva. Mi piacerebbe lavorare sui set italiani, ma non mi chiamano e io voglio essere chiamata: non mi piace vendere la mia immagine». E alla Festa di Roma le piacerebbe andare, magari come madrina? «Nessuno mi ha chiamato, ma certo che mi piacerebbe: Roma è la città eterna, era la culla del cinema e sembra che qualcosa si stia risvegliando di nuovo nell'ambiente cinematografico italiano. È fantastico leggere sui giornali che un giovane regista come Gabriele Muccino sia in testa ai box office americani con il suo film, "La ricerca della felicità". È meraviglioso applaudire il meritatissimo Oscar a Ennio Morricone». Morricone ha condiviso con lei la partecipazione a uno dei film culto della cinematografia mondiale: cosa ricorda del set di "C'era una volta il West"? «Tutto. Gli anni Sessanta sono stati magici per il cinema italiano, che era il faro del mondo e io ho avuto la fortuna di viverli. Di esordire con Mario Monicelli ne "I soliti ignoti", di ridere a crepapelle con la mia amica Brigitte Bardot, mentre gli altri immaginavano che fossimo rivali e nemiche. Sere fa ero a cena a Bologna con Roberto Benigni e ricordavamo come registi del calibro di Scorsese, Copp

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