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Il conduttore televisivo Paolo Bonolis esordisce sul grande schermo con «Commediasexi»

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Ieri come oggi, la famosa "Sei Ore Gold Cup" di Vallelunga vede infatti il regista correre per il team Pro-Speed con la nuovissima Ferrari F430 Gran Turismo, appositamente vestita con il titolo e i colori del film, rigorosamente rosa. Per l'occasione, nel seguire le prove ufficiali che determineranno la griglia di partenza, D'Alatri ha invitato ieri all'autodromo romano di Vallelunga, Elena Santarelli e Paolo Bonolis: due degli interpreti di "Commediasexi", due esordi cinematografici che recitano a fianco di attori del calibro di Margherita Buy, Stefania Rocca, Sergio Rubini, Michele Placido e Rocco Papaleo. La storia, sullo sfondo di una Roma capitale della politica e dello spettacolo, racconta le vicende di un triangolo sentimentale tra l'onorevole Bonfili (Bonolis), il suo autista Mariano (Rubini) e una starlette dalle forme prorompenti e dal carattere travolgente (Santarelli). Nel film la comicità è folle e mai fuori dalla possibilità reale Una comicità che mostra quanto siano inconsapevoli le persone nel tempo in cui viviamo. «Una comicità che mette in evidenza il consumismo dei sentimenti del quale siamo oggi tutti schiavi - ha sottolineato ieri Bonolis, a Vallelunga, in completo sportivo blu -. Il mio personaggio, il commendatore Bonfili, è un politico che si ritrova a vivere un curioso triangolo tra la sua amante e il suo autista che a un certo punto, per coprire lo scandalo dell'onorevole per il quale lavora, si sostituisce a lui nella casa della conturbante amante. Ma non tutti i politici sono falsi come lui. In realtà, siamo tutti noi un po' simili a Bonfili, basta osservare la quotidianità e aprire la porta di casa». Di recente, non si fa che affondare il dito sulla piaga di quella tv che consente le bestemmie e persino la satira contro il Papa: lei come vive la sua dimensione televisiva? «Bene. Lo hanno dimostrato anche gli ultimi ascolti per "Il senso della vita": non mi posso lamentare, se si considera che a un programma come "L'eredità", con Conti e Amadeus, per affrancarsi gli sono serviti due anni, mentre con "Il senso della vita" a me è bastato un mese. Il "Fattore C" resta poi fondamentale per l'esistenza di tutti: credo sia un coefficiente nel quale prima o poi s'imbatte ognuno di noi. Anche se poi non tutti si accorgono di questo transito e magari sbagliano semplicemente lettera». E cosa pensa della tv trash? «Sono tutte frasche al vento. Queste polemiche sono imbastite alla perfezione per creare delle distrazioni dai problemi veri della nostra vita. Con delle banalità costruite, vengono coperti i reali interessi di tutti. E intanto, i governi manipolano i popoli. Le industrie farmaceutiche sfruttano la miseria e la povertà della gente per testare esperimenti farmaceutici o per commercializzare medicine dagli incerti risultati. Nel 2000 la parola d'ordine a L'Aia era "acqua come diritto dei popoli", oggi è mutata in "acqua come bisogno dei popoli": sembra di tornare indietro, questa è la realtà». Cosa si aspetta dal suo esordio cinematografico? «Non ho le qualità dell'attore, ma sul set tutti mi hanno voluto bene. Ora vedremo che dice il pubblico a Natale: non credo ci sia competizione con gli altri film natalizi, pensare di avere dei rivali vuol dire andare contro gli interessi del pubblico che, così, invece ha la possibilità di scegliere tra generi cinematografici diversi e, quindi, ha più intrattenimento di cui godere».

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