Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Un crescendo di applausi per «Tristano e Isotta»

default_image

  • a
  • a
  • a

Da allora la musica europea non fu più la stessa. All'Opera di Roma, dove quindi non a caso il dramma musicale ritornava dopo ben venticinque anni (l'ultima volta sul podio era salito il wagneriano doc Von Matacic), c'erano però tutte le premesse per il successo. Gianluigi Gelmetti vi si rivelava infatti quasi a sorpresa un lettore non meno valido che in Mozart e Rossini, nonostante la scrittura fortemente sinfonica del dramma wagneriano e dominava un'orchestra in buona giornata. Splendido era poi per colori, fantasia e coerenza stilistica, il cangiante allestimento scenografico, avveniristico ed avvolgente, di Pier'Alli, tutto giocato sulle supertecnologie e più sull'intravisto che sul visto, ma capace di conferire un colore ed una temperatura ad ognuno dei tre atti. Il primo atto suggeriva carene, alberi di maestra, vele spiegate al vento, geometriche convergenze cilestrine; il secondo (quello del più celebre ed intenso duetto d'amore della intera storia della musica occidentale) si acendeva di un azzurro screziato che cangia di colore con l'arrivo del Re, il terzo di una luna brumosa presto macchiata di rosso sangue. Linee ovali convergenti e sempre geometriche quasi a rammentare gli storici allestimenti astrattizzati dello svizzero Adolphe Appia, ma qui realizzati con tecnologie ben diverse ed aggiornate con colori e strutture architettoniche quasi a riassorbire perpetuamente i frastornati primattori, inconsapevoli burattini in mano ad un tragico destino. Infine, il cast con una Janice Baird, già in passato applaudita Elektra straussiana, in sensibile crescendo e sufficientemente perentoria, un Richard Decker (un Tristano alquanto inadeguato) un po' sottotono per motivi forse di salute, una terna sicura e scenicamente credibile con Marianne Cornetti (la nutrice Brangania), Rafael Siwek (il saggio Re Marke), Michele Kalmandy (il fido Kurwenald). Al fine applausi vivaci di un pubblico non proprio a ranghi serrati. Ma gli assenti, bisogna dirlo, questa volta hanno avuto torto.

Dai blog